Un carabiniere è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Modena con l'accusa di morte in conseguenza di altro reato, in relazione al decesso di Taissir Sakka, tunisino 30enne, trovato la mattina del 15 ottobre in un parcheggio in via dell'Abbate.
Risponde anche di minacce e di lesioni al fratello di Sakka, che ha fatto denuncia. Per la stessa ipotesi, lesioni, sono stati indagati altri 5 carabinieri, tutti destinatari di avviso di garanzia, atto in vista dell'autopsia disposta dal pm Marco Nicolini per ricostruire le cause della morte. I due erano stati controllati la sera prima, per una lite in un locale.
"Dispiace per la morte del giovane Taissir. Allo stesso tempo preme sottolineare l'innocenza dei miei assistiti i quali hanno agito nella massima trasparenza e correttezza come confidiamo verrà dimostrato. Massima fiducia nella giustizia", dice l'avvocato Cosimo Zaccaria, che insieme al collega Roberto Ricco difende tre dei sei carabinieri indagati dalla Procura, in vista dell'autopsia per la morte del 31enne tunisino Taissir Sakka, tra cui il militare accusato anche di morte in conseguenza di altro reato. Gli altri tre sono difesi dall'avvocato Lorenzo Bergami, il fratello del tunisino dall'avvocato Fabrizio Canuri.
"Atto dovuto e garantista quello adottato dalla Procura di Modena nei confronti dei 6 Carabinieri che, a vario titolo, sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati a seguito della morte di Taissir Sakka, tunisino 30enne, rinvenuto cadavere la mattina del 15 ottobre in un parcheggio sito nei pressi della stazione ferroviaria", dice in una nota Carmine Caforio, segretario generale Usmia Carabinieri, e aggiunge: "Massima fiducia nei riguardi della Magistratura, degli investigatori e dei periti che in queste ore si stanno occupando delle consulenze tecniche attraverso le quali siamo convinti che saranno chiariti molti aspetti a favore dei Carabinieri". Usmia, "vicina alla famiglia della giovane vittima e fiduciosa dell'innocenza dei colleghi, metterà a disposizione i propri strumenti di tutela legale e seguirà attentamente l'evolversi dell'inchiesta che, da indiscrezioni apparse su fonti aperte, sarebbe stata avviata a seguito della denuncia sporta dal fratello della vittima, insieme alla quale, la sera prima del ritrovamento del cadavere, era stato accompagnato in caserma dai Carabinieri per motivi di Giustizia e rilasciato intorno alla mezzanotte". Caforio conclude: "Auspichiamo che l'Amministrazione, a garanzia della presunzione di innocenza, non adotti provvedimenti affrettati, ma attenda cautamente l'esito delle indagini, offrendo supporto e fiducia ai propri Carabinieri".
"Massima fiducia nella magistratura. Riteniamo corretto l'avviso di garanzia che permetterà ai militari di valutare la perizia medico legale e dimostrare la loro innocenza. Il sistema giudiziario attuale non permette alternative a chi in astratto potrebbe essere sottoposto ad indagini: per difenderti devi essere iscritto nel registro degli indagati. Un sistema che andrebbe rivisto, così come andrebbe rivista la funzione dell'Avvocatura dello Stato. I Carabinieri da subito avrebbero dovuto essere difesi dal legale dello Stato". Lo dicono Giovanni Morgese e Rossano Zandona, segretario generale dell'Emilia-Romagna e provinciale di Modena del Nsc (Nuovo sindacato carabinieri)
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