Sono state 500 le persone che
hanno preso parte all'iniziativa 'Mi rivolto nella tomba',
flash-mob di protesta, al cimitero monumentale della Certosa di
Bologna, ideato dalle
lavoratrici e dai lavoratori di biblioteche e musei del Comune
di Bologna per protestare contro la politica culturale
dell'Amministrazione felsinea, in particolare su mancate
assunzioni, scarsa manutenzione negli edifici e sempre minori
investimenti.
L'iniziativa promossa dalle rappresentanze sindacali di Cgil,
Cisl, Uil e Cobas, ha visto andare in scena tra le tombe dei
grandi dell'arte e della letteratura che riposano nel cimitero
bolognese - da Giorgio Morandi a Giosuè Carducci - una sorta di
manifestazione itinerante con le rivendicazioni dei lavoratori
intrecciate ad una visita guidata a gruppi - ben sei vista
l'alta affluenza - ribattezzata 'Visita guidata ribelle' in cui
il racconto e la scoperta della Certosa e dei suoi illustri
'abitanti' si è ,affiancato ad una azione di sensibilizzazione
dell'opinione pubblica sullo stato dei luoghi in cui operano i
lavoratori della cultura e accendere i riflettori sulla realtà
del patrimonio culturale bolognese.
Il flash.mob alla Certosa rappresenta solo il primo passo
verso uno sciopero ancora da fissare ed è stato accompagnato dal
lancio sulla piattaforma Chrange.org, da parte di 'Pubblicamente
Cultura', di una petizione intitolata 'Per una cultura pubblica,
accessibile, gratuita'.
"Siamo le persone che lavorano nei musei e nelle biblioteche
del Comune di Bologna - si legge nell'attacco della petizione
presentata online - luoghi pubblici, di tutte e tutti.
Con il nostro lavoro quotidiano il patrimonio culturale di
Bologna è custodito, valorizzato, promosso, reso accessibile
alla collettività e tramandato, nella sua ricchezza, alle future
generazioni. Oggi, purtroppo, per le scelte dell'attuale
Amministrazione questo futuro è incerto".
Inoltre, viene sottolineato in un altro passaggio della
petizione, "mettere in dialogo ogni giorno visitatrici e
visitatori di ogni età con opere d'arte, libri o strumenti
musicali, innescare relazioni, favorire la massima accessibilità
sociale, fisica e culturale, sono l'espressione tangibile
dell'amore per il nostro lavoro che, soprattutto in questo
momento storico, ci rende fiere e fieri. Vorremmo essere messi
in condizione di continuare a farlo, poiché il valore sociale e
pubblico della cultura si traduce nella crescita del benessere
collettivo".
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