E' cominciato il processo per il crollo della Torre Piloti del porto di Genova, abbattuta dal cargo Jolly Nero in manovra, causando nove morti. L'incidente avvenne il 7 maggio 2013. Gli imputati sono il comandante della nave Roberto Paoloni, il pilota Antonio Anfossi, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, il direttore di macchina Franco Giammoro, il comandante d'armamento della società Messina (proprietario del cargo) Giampaolo Olmetti, unico presente in aula. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo di costruzioni. Tra gli imputati anche Cristina Vaccaro, terzo ufficiale, accusata solo di falso per aver controfirmato alcuni documenti in cui si sosteneva che tutti gli apparati erano in regola e invece è stato dimostrato che non era così. La società Ignazio Messina è imputata solo per responsabilità amministrativa ed è citata come responsabile civile. Il processo è stato aggiornato al 25 marzo.
In aula alcuni familiari delle vittime. Tra questi Adele Tusa, con la figlia Silvana, madre di Giuseppe. "Mio figlio non è in vendita, non mi interessa il risarcimento, la vita di un uomo non va toccata lo dice anche la Costituzione. Mi hanno ammazzato un figlio che pensavo fosse in una botte di ferro e invece me lo hanno restituito in una bara di legno". Con lei Antonio Morella, papà di Davide: "Cerchiamo giustizia, che sia rapida, giusta e trasparente. Mio figlio gestiva la sicurezza del porto di Genova ed è morto vittima innocente". Tra i familiari delle vittime anche uno dei quattro superstiti, Gabriele Russo, sottocapo della capitaneria di porto: "Ho sentito tremare la torre come fosse un terremoto, il pavimento - racconta - mi è crollato sotto i piedi, ho visto il buio e mi sono trovato in mare ed ho pensato di morire da sotto i piedi, era tutto buio sono finito in mare e ho pensato di morire. Spero sia fatta giustizia per le vittime".
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