Le opere del pittore torinese
Francesco Tabusso, paesaggi, orizzonti fatti di boschi, piante,
mare, custodite nelle collezioni private e nell'Archivio
Francesco Tabusso sono le protagoniste della mostra presso la
sede di Ersel a Torino dal 27 ottobre al 7 dicembre
Si tratta di 24 opere che ripercorrono un arco temporale
che inizia con gli anni Sessanta culminati con la partecipazione
alla Biennale di Venezia del 1966 dove presenta il grande
polittico 'L'atelier di via Salvecchio' di cui vengono esposti 3
pezzi rintracciati con i lavori di catalogazione. L'opera,
composta da 10 tele in sé autonome, fu concepita come un grande
puzzle di circa due metri per sei per la parete della sala della
Biennale.
Nel decennio successivo Tabusso si accosta più volte ai temi
agiografici, stimolato anche dalla sua passione per le immagini
di devozione popolare, come dimostra la grande tavola delle
Tentazione di Sant'Antonio abate, dipinta per la personale alla
Galleria la Bussola di Torino nel 1969 e mai più esposta al
pubblico da allora. Seguono poi le opere dei decenni successivi
con i temi più cari all'artista: le nature morte, il mare del
nord Europa, i boschi della Val di Susa, il cielo notturno delle
campagne, la raccolta del vischio, le tradizioni contadine,
l'appassionata conoscenza micologica e botanica.
"Di pittori figurativi ce ne sono tanti, ma sono ben pochi
quelli che, con un linguaggio di immaginifica sensibilità, sono
capaci di creare l'affascinante illusione di un mondo a parte,
allo stesso tempo radicato nella memoria collettiva e sospeso in
una dimensione di armonica empatia fra uomo e natura",
sottolinea il critico Francesco Poli.
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