Per alcuni la sua riservatezza e i
modi pacati possono rappresentare dei limiti in campagna
elettorale, Caterina Chinnici, parlando con l'ANSA nel corso del
Forum organizzato con la candidata del centrosinistra, invece li
rivendica: "E' la mia natura, sono rispettosa e ascolto le
persone; non sono stata ferma in questo periodo e non lo sono
neppure adesso". "Ho preferito rimanere un po' dietro le quinte
durante il dibattito tra Pd e M5s e così ho fatto nella fase
delle candidature - afferma -. Ho un tratto istituzionale,
probabilmente nasce dalla mia storia familiare. A Bruxelles ho
sempre lavorato su temi concreti. Quando arrivai mi chiedevano
da dove venissi e quando rispondevo Sicilia, la reazione era
mafia. Dopo qualche mese, a Bruxelles la Sicilia è diventata il
simbolo dell'antimafia, quella vera e di sostanza".
Una "aliena" Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco
assassinato dalla mafia, rispetto a quei politici che proprio
nelle competizioni elettorali prediligono la polemica se non
l'invettiva contro il "nemico". Un tratto caratteriale che
emerge anche quando risponde alla domanda se sia stata lei o
siano stati altri della coalizione (all'epoca c'era anche il
M5s) a decidere di non volere i cosiddetti "impresentabili"
nelle liste a suo sostegno, scelta che ha provocato l'uscita dal
partito di Luigi Bosco e Angelo Villari, due big a Catania, e la
non candidatura del deputato uscente (attuale capogruppo all'Ars
ed ex segretario siciliano dei dem) Giuseppe Lupo . "Era una
richiesta che avevo fatto a tutti ma anche se non l'avessi fatta
verbalmente penso stava nelle cose considerando la mia storia -
dice Chinnici - Preciso tuttavia che non ho fatto richieste per
imporre qualcosa a qualcuno. Il resto è stato un dibattito
interno al partito, la scelta l'ha fatta il partito. Anche se
quella scelta l'avrebbe dovuta fare a monte".
Sull'addio del M5s, Chinnici ha la sua idea: ""Stavamo lavorando
al programma con l'idea di andare avanti - ricorda - La
decisione del M5s di uscire dall'alleanza è arrivata un po'
inattesa, c'era una parte del movimento che voleva proseguire.
Credo che dietro quella scelta ci siano fatti politici che hanno
origine a Roma e da dinamiche nazionali. Ricevetti la telefonata
da Conte, certo una telefonata di cortesia che comunque mi ha
fatto piacere". Al M5s che tra le altre cose aveva contestato al
Pd anche di avere inserito a tutti i costi la scritta 'Chinnici
presidente' nel simbolo pregiudicando la candidatura super
partes, replica facendo chiarezza: "Avrei voluto che tutti i
partiti lo mettessero, la scelta l'ha fatta il Pd". Margini per
ricomporre col M5s dopo le elezioni? "Vedremo quale sarà l'esito
elettorale. Ho sempre detto che la mia è una candidatura
inclusiva. Sono stata candidata dal Pd, ma mi rivolgo a tutti".
E la polemica innescata da Claudio Fava (Centopassi) non
invitato all'apertura della campagna elettorale con Enrico Letta
e i dirigenti del Pd a Palermo? "Credo che con Fava sia tutto
rientrato, del resto la mia candidatura nasce con Pd, M5s e
Fava. Il M5s non c'è più, con Fava stiamo andando avanti". E
avanti Chinnici va forte di un programma articolato che sta
spiegando in giro per la Sicilia. Tra le sue priorità in caso di
vittoria ci sono la riorganizzazione della pubblica
amministrazione puntando sulla digitalizzazione e
sull'impermeabilità alle interferenze della criminalità
organizzata; la creazione di un ufficio speciale per l'utilizzo
dei fondi Ue; la chiusura del ciclo dei rifiuti puntando sulla
raccolta differenziati e mini impianti (no a due mega
termovalorizzatori); la gestione della transizione ecologica
incentivando le fonti per la produzione di energia alternativa;
l'istituzione dell'assessorato alle politiche giovanili e
l'accorpamento in un unico assessorato di turismo-cultura e beni
culturali.
E da eurodeputata (due mandati alle spalle), Chinnici ha le idee
chiare sull'ufficio della Regione a Bruxelles: "E' servito
finora come sede di rappresentanza, non basta. Deve diventare un
punto di riferimento per la progettazione dei fondi Ue: spesso i
bandi europei formulati in inglese e rivolti a tutti i Paesi
membri vengono ritenuti complessi, in realtà è necessario
formare i nostri funzionari e la sede della Regione a Bruxelles
potrebbe servire anche a questo".
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