È iniziata al
tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) l'udienza del
processo sugli appalti dati da funzionari di Rfi in cambio di
soldi e regali a ditte colluse con il clan dei Casalesi, in cui
potrebbero già essere depositate le prime dichiarazioni rese dal
padrino del clan Francesco "Sandokan" Schiavone, che da qualche
settimana ha deciso di collaborare con la giustizia, in
particolare con i magistrati della Dda di Napoli e della
Direzione Nazionale Antimafia.
Tra gli imputati l'amico di vecchia data e coetaneo di
Sandokan, il 70enne Nicola Schiavone, che del padrino ha
battezzato l'omonimo primogenito.
Per la Dda Nicola Schiavone è il tipico colletto bianco del
clan, forse tra i più importanti e strategici per la cosca,
accusato di aver fatto da prestanome, con i suoi familiari ed
altre persone, dei beni di Sandokan, addirittura dagli anni '70,
e di aver tenuto contatti ad alto livello, sia politici che
istituzionali, per conto del clan; ma da ogni accusa che gli è
stata mossa in tanti anni, il colletto bianco è sempre uscito
indenne, persino dal maxi-processo ai Casalesi Spartacus.
Per questo eventuali dichiarazioni di Schiavone potrebbero
cambiare le carte e confermare la reale volontà del padrino di
collaborare.
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