Per l'esplosione
al deposito Eni del 9 dicembre un atto approvato in un consiglio
comunale straordinario impegna il sindaco di Calenzano (Firenze)
"a costituirsi parte civile nel processo"; "a chiedere al
Governo, alla Regione Toscana, alla Città Metropolitana,
l'apertura di un tavolo di confronto a cui sia chiamata anche
Eni s.p.a., per affrontare il tema della insostenibilità della
attuale collocazione del deposito", "a supportare la richiesta
di risarcimento dei cittadini e delle imprese per i danni
subiti; a provvedere al recupero delle spese sostenute dal
Comune e dalle società sportive per la riattivazione della
funzionalità delle strutture sportive e scolastiche
danneggiate". L'atto è una mozione presentata dalla giunta e
votata dal Consiglio a maggioranza. Un'altra mozione presentata
unitariamente dai gruppi e votata all'unanimità dispone la
costituzione "di una Commissione speciale composta dal sindaco e
da suoi delegati, dai capigruppo, alla quale potranno essere
invitati esperti del settore, dove si potranno fare proposte con
iniziative di solidarietà o proposte collettive coinvolgendo
cittadini, istituzioni, associazioni. La commissione avrà
l'intento di monitorare le indagini in corso, avviare
riflessioni sulle aree del territorio potenzialmente a rischio".
In questo documento si chiede anche l'istituzione di "una
giornata in memoria dei morti sul lavoro".
La seduta ha osservato un minuto di silenzio in ricordo
delle cinque vittime. L'incidente, ha ribadito il sindaco
Giuseppe Carovani, ha segnato "uno spartiacque nella comunità di
Calenzano. Fino al 9 dicembre avevamo contezza di un impianto
che, in base alla classificazione della normativa Seveso ter,
era a rischio elevato ma quello che si è verificato è stato un
incidente che, oltre a causare la morte di cinque lavoratori, ha
prodotto danni in un'area molto più estesa rispetto a quella
stimata dal piano di emergenza esterno. Le indagini faranno
chiarezza su dinamiche, cause, responsabilità, ma intanto
accogliamo le richieste delle famiglie di chiedere giustizia e
accogliamo la preoccupazione che questo evento ha suscitato
nella nostra comunità. L'impianto, secondo le normative, è stato
trattato dagli anni '50 come un impianto industriale e ha visto
lo sviluppo contestuale di un'area urbanizzata e produttiva;
considerate le conseguenze, che potevano essere anche superiori
a quelle verificate, è diventato secondo noi incompatibile".
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