La guardia di finanza di Torino ha
scoperto una truffa da oltre mezzo milione di euro per le borse
di studio universitarie, in collaborazione con l'Edisu (l'ente
regionale per il diritto allo studio universitario) del
Piemonte. Si tratta nello specifico di 513.522,95 euro,
finanziati in parte con risorse del Pnrr, ma anche della
possibilità di beneficiare dell'esenzione dal pagamento delle
tasse universitarie, erogate in due tranche annuali. L'indagine,
denominata "Fake Home" ha coinvolto ottanta studenti stranieri,
in maggioranza iraniani, indiani e pachistani, sia donne che
uomini e in differenti sedi degli atenei torinesi. Degli
ottanta, 23 sono stati denunciati a vario titolo per indebite
percezioni di erogazioni pubbliche, dopo che avevano ottenuto
nell'anno accademico 2022/2023 entrambe le tranche della borsa
(superando quindi la soglia di 3.999,96 euro che porta in campo
penale), 47 hanno avuto sanzioni amministrative per complessivi
404.544,61 per avere ottenuto la prima tranche dell'anno
2023/2024 (uno è anche tra i denunciati) e altri undici sono
stati segnalati per avere provato a ottenere la borsa di studio
nel 2024/2025, dunque sono stati esclusi dalle graduatorie
dall'Edisu. Tutti coloro che hanno ricevuto indebitamente le
borse di studio dovranno restituire le cifre percepite. Tra i
denunciati ci sono due proprietari di immobili e un
intermediario, che fungeva in parte anche da mediatore
linguistico. Quest'ultimo, secondo le indagini, faceva da
tramite con i proprietari degli immobili.
L'indagine, coordinata dalla Procura di Torino e condotta dal
primo nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza è
partita dall'incongruenza riscontrata tra il numero di contratti
di locazione e le effettive capacità di quattro immobili di un
uomo di 37 anni, di origine ucraina, residente a Torino.
Risultavano in affitto 66 studenti. I finanzieri hanno scoperto
che il proprietario di casa certificava il pagamento di un
affitto, ottenendo in cambio 500-600 euro per ogni contratto
fasullo, mentre gli studenti avevano così titolo a chiedere la
borsa di studio, nonostante in realtà vivessero da amici.
Il modo di agire veniva diffuso con un passaparola via social
in una serie di chat. La finanza ha individuato poi un altro
proprietario di alloggi a Torino, un italiano di 34 anni, che ha
fatto contratti fittizi a tre studenti.
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