"Il Dna raccolto era scarso e
degradato e non consentiva di definire un'ipotesi d'identità".
Così il professor Francesco De Stefano, il genetista nominato
dalla Corte d'Assise d'Appello nel processo 'bis' sul delitto di
Garlasco. Raggiunto telefonicamente dall'ANSA l'esperto,
all'epoca direttore della Medicina legale dell'Università di
Genova, ribadisce quanto sostenuto nelle sue perizie. "Non so
come abbiano fatto questa nuova interpretazione, anche perché
materiale non ce n'è più, ma in ogni caso le tracce a
disposizione non erano utili per una identificazione".
Dalla sua casa nel sud della Sardegna, dove vive dalla
pensione, De Stefano torna per la prima volta a parlare del caso
tornato in questi giorni alla ribalta con l'apertura di una
nuova inchiesta che vede indagato per omicidio in concorso con
ignoti o con Alberto Stasi, già condannato in via definitiva a
16 anni di carcere, Andrea Sempio, all'epoca amico di Marco
Poggi, fratello della vittima. "L'unico dato scientificamente
accertato fu la presenza di Dna maschile - spiega De Stefano -.
Parliamo del cromosoma Y, uguale in tutti i soggetti imparentati
per via patrilineare".
All'epoca, ricorda il genetista, "vennero fatte tre prove. La
prima, con pochissimo materiale, non diete esito. La seconda,
effettuata su un campione maggiore di materiale prelevato dalle
unghie della vittima, diede un risultato; la terza un risultato
in parte diverso e in parte evidenziò la commistione di più
dna". Tracce di "almeno due o tre persone". Di conseguenza De
Stefano applicò le linee guida in base alle quali "se il
materiale è scarso o degradato e i risultati non si ripetono,
vuol dire che quei risultati sono inaffidabili e non è possibile
proporre alcuna interpretazione".
Ma come è possibile che sia stato individuato il dna di più
persone? "L'unica spiegazione verosimile al riguardo - risponde
De Stefano - è che Chiara Poggi avesse raccolto residui di Dna
nucleico dal mouse del pc che usava per scrivere la tesi di
laurea, dal momento che questo mouse era utilizzato anche dal
fratello e dagli amici". Tutti gli accertamenti vennero
effettuati nel laboratorio di medicina legale dell'Università di
Genova, "un laboratorio accreditato ISO9001", precisa De
Stefano, che non entra in polemica con gli autori della nuova
consulenza. "Non so come abbiamo fatto la nuova interpretazione
- ribadisce in conclusione - anche perché materiale non ce n'è
più. Ero stato autorizzato dal tribunale a fare tutto quanto
utile, anche distruggendo il campione. E io ho proceduto".
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