Una copia in vetroresina del 'Marco
Cavallo', la statua che negli anni Settanta diventò il simbolo
della lotta per l'abolizione degli ospedali psichiatrici, è
apparsa stamani a Torino davanti al complesso di corso
Brunelleschi in cui il 24 marzo è prevista la riapertura del Cpr
(centro di permanenza per i rimpatri). L'iniziativa è stata
promossa da Rete mai più lager, Forum di Salute mentale, Legal
Team e Simm (società italiana di medicina delle migrazioni) ed è
intesa come la prima tappa di un tour che toccherà le diverse
città italiane dove hanno sede i Centri di permanenza per i
rimpatri.
Accanto all'installazione di colore azzurro si è formato un
presidio con alcune decine di manifestanti. "I Cpr - ha spiegato
Nicola Cocco, medico e attivista della Rete - sono gli istituti
più violenti e pericolosi del Paese, dei lager in cui le persone
sono trattenute in un regime di detenzione che sarà pure
amministrativo, ma resta un regime che produce sofferenza,
degrado e abbandono: una vera e propria deriva manicomiale".
Nel corso dell'iniziativa è stata rievocata la storia di
Moussa Balde, il 23enne originario della Guinea che nel 2021 si
tolse la vita nel Cpr torinese dove era stato portato - perché
privo di documenti in regola - dopo essere rimasto vittima di
un'aggressione a Ventimiglia.
Al presidio erano presenti attivisti dei Gris (gruppi
regionali immigrazione e salute), Medici senza frontiere,
Mediterranea saving humans, centri sociali.
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