"È un'emozione grandissima essere
arrivati a questa fase. Paola era una ragazza splendidamente
'normale', eppure i suoi messaggi erano semplici e forti, ed è
di questo che ancora oggi abbiamo bisogno". Così Lucia
D'Ammacco, mamma di Paola Adamo, la ragazza morta il 28 giugno
1978, a 14 anni e otto mesi, a causa di una epatite virale
fulminante, per la quale è in corso il processo per la causa di
beatificazione e canonizzazione. Oggi, dopo la celebrazione da
parte dell'arcivescovo di Taranto Ciro Miniero nella chiesa San
Giovanni Bosco, si è chiusa l'indagine del Tribunale diocesano
sulla causa per la vita, le virtù e la fama di santità della
giovane, già riconosciuta Serva di Dio. E' dai suoi appunti e
dai temi che emergono le sue posizioni contro il bullismo e gli
stereotipi, l'importanza delle amicizie, la sua idea di scuola
quale ambiente familiare e accogliente.
Paola Adamo nacque a Napoli il 24 ottobre 1963, figlia di
Claudio Adamo e Lucia D'Ammacco, cooperatori salesiani, e visse
a Taranto. Nel giugno 2017 l'allora arcivescovo Filippo Santoro
nominò don Martino Mastrovito postulatore della causa. Chiusa
l'indagine diocesana, ora l'incartamento passerà alla
Congregazione delle cause dei Santi di Roma, dove un'apposita
commissione valuterà se ci sono i documenti necessari e le basi
per avviare la causa di beatificazione.
"Dalle esperienze che sono state raccolte - ha detto
l'arcivescovo Ciro Miniero - si evince un ricordo di questa
ragazza che dà energia nuova di vita. Il suo è stato veramente
un esempio che ha trascinato, non perchè lei abbia fatto cose
eccezionali ma perchè nella vita ordinaria è stata eccezionale.
Questo è venuto fuori dalle testimonianze raccolte. Noi pensiamo
alla santità come degli esseri che sono venuti dal cielo, ma
Paola è stata una ragazza che ha vissuto la sua vita nella
serenità e nella quotidianità".
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