Una lettera inviata dal carcere, dal
Nuovo complesso di Rebibbia dove si trova detenuto dalla sera
del 31 dicembre scorso, per sollecitare il ministro della
Giustizia sull'emergenza, sempre più drammatica, che si vive nei
penitenziari italiani. E' l'iniziativa dell'ex sindaco di Roma,
Gianni Alemanno, che sta scontando una pena definitiva ad 1 anno
e 10 mesi, che ha trasmesso ai vertici del dicastero di via
Arenula il suo personale "grido d'allarme" sulle condizioni di
vita dei detenuti.
La missiva è datata 30 aprile ed è stata scritta assieme a
Fabio Faldo, "Lo Scrivano di Rebibbia". Parole che arrivano
nelle ore in cui continua a crescere il numero dei morti
all'interno degli istituti di pena: il primo maggio un detenuto
si è tolto la vita a Terni mentre a Gorizia un uomo di 30 anni è
stato trovato morto in cella forse a causa di un malore.
"Signor ministro, siamo due persone detenute nel Reparto G8
del carcere di Rebibbia - esordisce la lettera -. Le scriviamo
per portare all'attenzione delle Istituzioni e dell'opinione
pubblica una situazione che riteniamo insostenibile e contraria
ai principi costituzionali". I due detenuti passano poi ad
elencare le criticità a cui il mondo dei detenuti è costretto a
fare fronte a cominciare dal "sovraffollamento che mina il
principio rieducativo della pena sancito dall'articolo 27 della
Costituzione". E' tempo - sostengono i due autori della missiva
- di "riforme urgenti, per sgravare magistratura di sorveglianza
e strutture esterne, oggi al collasso".
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