Il suo nuovo film, Napoli-New York, la questione sollevata da Pierfrancesco Favino sul non utilizzo degli attori italiani ad Hollywood per opere cinematografiche su grandi personaggi del nostro Paese (da Gucci a Ferrari) e, infine, l'amarezza che L'ultimo Casanova non sia mai approdato a Venezia nonostante parli di uno dei più famosi veneziani di tutti i tempi. Questi alcuni temi affrontati al Lido dal premio Oscar Gabriele Salvatores che stasera sarà tra i premiati del Filming Italy Best Movie Award di Tiziana Rocca e Vito Sinopoli.
"Credo che Favino abbia fatto bene a dire questa cosa però il problema è che la situazione è molto più complicata di quanto sembri e comune. Ad esempio, in Schindler's List Steven Spielberg ha preso un attore americano che interpreta un tedesco. Certo su certe icone italiane, come un film su Giorgio Armani con un attore americano certo che è sbagliato".
Salvatores però non ha dubbi che spesso "c'è la tendenza degli americani a rendere ridicole certe nostre realtà. Ci vedono un po' come 'caratteristici', in una certa maniera sbagliata. Però - ribadisce - è un discorso talmente complesso perché poi va tenuta conto anche la distribuzione internazionale".
Il futuro del cinema? "Sarà una battaglia da fare senza mollare neppure un metro. Però sono moderatamente ottimista nel senso che il cinema è qualcosa di cui la gente ha bisogno. Come diceva Jacques Deridda il potere del cinema è quello di evocare i fantasmi e i fantasmi hanno bisogno di silenzio, concentrazione e buio. Se ti suona il telefono a casa mentre stai vedendo un film è tutta un'altra storia. E poi - dice il regista- è così bello in un mondo così frenetico rivendicare rivendicare il diritto di dedicare due ore a una sola cosa, al viaggio di un'altra persona, al suo sogno".
Il regista di Mediterraneo è d'accordo con Alberto Barbera che sia importante un buon budget per fare un film.
"Vengo appunto da un film con un budget importante, ovvero Napoli-New York. Un lavoro che nasce da un soggetto di Fellini quando ancora non faceva il regista e racconta la storia di due scugnizzi napoletani che, a fine anni Quaranta non avendo genitori e niente da mangiare si imbarcano come clandestini per ritrovarsi in un mondo, quello di New York, che non conoscono.
Li aiuterà Pierfrancesco Favino il commissario di bordo della nave". L'esclusione de L'ultimo Casanova da Venezia? "Confesso che non la capisco! anche fuori concorso andava benissimo".
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