Un soffitto morbido e colorato che ti
sorride e ti avvolge con cuscini intrecciati nati dalle vesti
dei monaci tibetani. Uno dei suoi orsi, spiaggiato come un
trofeo di caccia che sembra ammiccare sornione mostrando la
pelliccia rigorosamente sintetica, ruote di bicicletta inzeppate
di piume che girano ipnotiche e leggere, un piccolo divano che
gronda profumo, e poi un'enorme distesa di materassi sulla quale
giocare. A vent'anni dal Leone d'oro che la lanciò sul panorama
internazionale, il Maxxi a Roma si colora con l'arte giocosa di
Paola Pivi, "artista e italiana anomala" come si definisce lei.
"Con le opere di Paola per una volta possiamo giocare come
bambini", dice il direttore artistico Hou Hanru, che insieme a
Anne Palopoli ha curato il progetto site specific". Senza mai
dimenticare però, avverte seria l'artista che le opere d'arte
non sono mai solo gioco, bellezza, colori: "Io lavoro così. Ma
il lavoro è politica, ogni opera d'arte è politica".
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