Non ci si abitua al corpo massiccio, deforme per i troppi muscoli, di Mona, bodybuilder professionista e protagonista di Body Odyssey, ma c'è chi le dice: "Tu sei una creatura perfetta". Tra questi due estremi, di orrore e fascino, si sviluppa la storia di questo film di Grazia Tricarico che passa al Bif&st 2024 nella sezione Panorama Internazionale.
Ora Mona (Jacqueline Fuchs, una vera bodybuilder professionista svizzera considerata una delle 'dieci migliori al mondo') si sta preparando alla competizione più importante della sua carriera, ovvero Miss Body Universe.
Tutta la sua giornata, anzi ogni minuto della sua vita è scandito da allenamento con pesi, da una certa alimentazione, da litri di acqua da bere, da steroidi legali e illegali da prendere e tutto questo sotto la guida attenta e severa del suo coach Kurt (Julian Sand).
"Kurt la manipola per soddisfare il proprio ego - si legge nelle note - . È un esteta, un feticista, un artista che riversa la propria ossessione sull'opera. Kurt è un uomo ambiguo, carismatico, Mona lo seguirebbe ovunque; a volte somigliano a un padre e sua figlia, altre volte sembrano due amanti, sono intimi, complici".
Cos'è la perfezione estetica per Mona? Nessuno lo saprà mai, ma è certo che questa donna piena di muscoli ha un cuore capace di innamorarsi di Nic (Adam Misik), un ragazzo troppo giovane e troppo bello che non la ricambia.
Nel frattempo mentre un bodybuilder over 50 muore ad un concorso (per troppa chimica?) e immagini mitopoietiche legate alle acque sembrano comunicare con Mona, anche il suo corpo comincia davvero a parlare alla donna, a raccontare, con voce da basso, i processi che lo attraversano.
"Body Odyssey - dice Grazia Tricarico - è un film iconico, viscerale, in cui i confini tra razionalità e immaginazione sono sottili; e non ci si stupisce se anche il corpo comincia a parlare. La storia vive di un profondo senso di oppressione, possiede una terminologia cruda, straniante, il tempo è carico di attese. È un film veritiero e anti-realistico allo stesso tempo: se da una parte la struttura ricorda lo sport-movie classico, dall'altra il film pone in primo piano una realtà deformata, una prospettiva individuale, percettiva, adatta alle peculiarità del tema e capace di oltrepassare il limite della superficie corporale. Body Odyssey è un film sulla possibile separazione di corpo e pensiero. È una storia di liberazione.
Essere una bodybuilder - conclude la regista - richiede sacrifici inumani, tra questi, per Mona, la privazione di una vita emotiva. Mona è un personaggio pieno di contraddizioni: volubile ma allo stesso tempo strutturato; esteriormente maschile, internamente femminile; forte fisicamente, ma emotivamente fragile".
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