Maria "è a suo modo un'anarchica 'leggera' perché con i suoi piccoli furti, compiuti non sono solo per necessità, a suo modo opera una piccola ridistribuzione della ricchezza". Così Robert Guédiguian descrive la protagonista, interpretata dalla moglie Ariane Ascaride, nella dramedy sociale La gazza ladra con Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Grégoire Leprince-Ringuet, Marilou Aussillou e Lola Naymark, presentata in Grand Public alla Festa del Cinema di Roma, e appena arrivata nelle sale italiane con Officine Ubu.
Al centro della storia c'è un'affettuosa, generosa e sempre sorridente badante di Marsiglia (Ascaride) che non resiste alla tentazione di far sparire piccole somme di denaro, e non solo, nelle case dei suoi anziani pazienti. Lo fa principalmente per aiutare il nipotino, talento del pianoforte, ma anche per concedersi qualche gioia della vita, come la passione per le ostriche. Tra le vittime preferite c'è Robert Moreau (Darroussin, una presenza costante nella famiglia cinematografica di Guédiguian e Ascaride), che vive un difficile rapporto con il figlio Laurent (Leprince-Ribuet), come Maria fa fatica a farsi comprendere dalla figlia Jennifer (Aussillou). Un parallelo che porta sempre più in bilico il mondo della protagonista. Il film "riflette una società in stallo - spiega il cineasta marsigliese -. Siamo stati portati via via a fare crescere la soglia di ciò di cui sentiamo il bisogno, la macchina più grande, la casa con più giardino, oltre a tante cose inutili. La nostra è una società malata. Ora forse ci chiediamo il perché di queste scelte e non ne troviamo il senso. Si comincia a riparlare di sobrietà. Dovremmo ripensare le nostre vite, ma nel mondo in cui viviamo manca una grande visione comune. Servirebbe un nuovo Marx… o un nuovo Pasolini". Questo desiderio indotto "di avere sempre il modello migliore di tutto non apparteneva ai nostri genitori - osserva Guédiguian, classe 1953 -, loro non erano una generazione di consumatori. Si procuravano quello di cui avevano bisogno. Ed erano più sorridenti e meno depressi di noi".
La storia racconta anche "l'essere sempre più chiusi in noi stessi. Non abbiamo più fiducia reciproca, non chiediamo neanche più quando siamo in difficoltà. E invece dovremmo ricominciare a chiedere fidandoci del fatto che gli altri possano comprendere e venirci incontro. Perché stiamo diventando sempre di più una società paranoica anche nel modo di intendere i rapporti tra uomini e donne". La trama mette inoltre un luce un contrasto fra genitori e figli. "Sì, anche se in modi diversi. Maria vuole sembrare sempre una madre sempre in grado di aiutare la figlia, anche se non ha più i mezzi per farlo, e Jennifer è consapevole di questa recita, anche se la mamma non se ne accorge. Mentre Laurent avrebbe voluto che il padre Robert fosse il suo eroe e non lo perdona per non essere stato all'altezza. Un riavvicinamento ai rispettivi genitori, per i due figli, sarà possibile solo quando entrambi si ritroveranno a commettere errori simili".
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