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Bises, da Zerozerozero al racconto della 'sindemia'

Bises, da Zerozerozero al racconto della 'sindemia'

Debutta suo podcast. Al lavoro anche su serie da 'M' di Scurati

ROMA, 29 aprile 2021, 15:35

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Stiamo "sempre a guardare i numeri, ed è anche sensato visto che siamo nel pieno della pandemia. Ma poi mi è capitato di leggere qualcuno che parlava di sindemia, cioè quell'incrocio che nasce tra una malattia e le condizioni ambientali, sociali ed economiche capace di creare un circolo vizioso. Ho trovato fosse un racconto più completo, complesso e sfidante di quello che stiamo vivendo". Così Stefano Bises, sceneggiatore abituato ai successi e a trattare temi complessi con serie come Gomorra, Il miracolo, The New Pope o Zerozerozero, spiega all'ANSA l'idea base del suo podcast "Sindemia", scritto con il collettivo I Diavoli e che si articola in tre episodi da 25 minuti ciascuno, uno al giorno dal 29 aprile, distribuiti su tutte le app free: Spotify, Apple Podcasts, Spreaker Google Podcasts e su Choramedia.com.
"Abbiamo voluto raccontare come quest'emergenza non sia saltata fuori dal nulla, ma siamo stati noi ad avvicinarci ai serbatoi di virus. In un'intervista David Quammen (saggista e divulgatore scientifico che aveva previsto la pandemia) sottolinea come sia anche prevedibile che succeda di nuovo. La prima parte del podcast (prodotto da Chora, storytelling company italiana, fondata da Guido Maria Brera, Mario Calabresi, Mario Gianani e Roberto Zanco) è dedicata all'ambiente e al territorio; la seconda alle diseguaglianze, "perché questo virus non guarda in faccia nessuno ma fa più male alle classi più deboli, disagiate e sofferenti, quelle che in questi ultimi 20 anni hanno perso più terreno nella scala sociale". L'ultimo capitolo "spiega perché eravamo così impreparati nell'affrontare il covid. Parleremo dello smantellamento della sanità, con lo spostamento dal pubblico al privato e di come stiamo ripetendo lo stesso sbaglio con i vaccini, affidandoli ai privati". Il risultato è che si persegue ""un sovranismo vaccinale di cui pagheremo le conseguenze. Si vaccina prima e di più chi è stato più abile sul mercato e chi è più ricco. Ma se non diamo i vaccini anche ai Paesi in maggiore difficoltà, questi potrebbero sviluppare delle varianti capaci di rendere inutili quei vaccini". Serve anche "un cambio di modello di sviluppo e già si avverte che potrebbe verificarsi - osserva -. Forse la linea del rigore sta morendo e si sta formando un 'neo-keynesianemo' con lo Stato che deve spendere e investire". Nel percorso narrativo "ci sono molte interviste, come quelle con Gino Strada, la sociologa Francesca Coin, l'Arcivescovo di Milano Mario Delpini, giornalisti scientifici come Andrea Capocci e Stefano Liberti, ma anche, fra gli altri il finanziere e scrittore Guido Maria Brera; un lavoratore della logistica, "uno di quelli che non ha mai smesso di lavorare durante la pandemia" o il medico, docente e attivista Vittorio Agnoletto.
Si potrebbe già raccontare questa pandemia attraverso la fiction? "Dipende da cosa racconti. Non la malattia in se', perché la viviamo tutti i giorni, ma mi stimolerebbe esplorare il modo in cui sono cambiati i nostri rapporti famigliari e sentimentali durante il lockdown. Qualsiasi tipo di amore è stato sottoposto a una prova bestiale e quello potrebbe essere un racconto potentissimo".
Bises intanto non si ferma: è tra gli autori di Everybody Loves diamonds, la serie per Amazon Prime Video in fase di lavorazione, ispirata al Colpo di Anversa del 2003, uno dei più grandi furti di diamanti del mondo e sta finendo di scrivere 'Europe' una serie internazionale per Sky Studios sui migranti, diretta da Oliver Hirschbiegel (La caduta): "Il punto di partenza, è Bilal, il libro di Fabrizio Gatti (sulla sua inchiesta realizzata fingendosi un migrante clandestino e viaggiando dall'Africa all'Europa, ndr). Sto anche lavorando alla serie tratta da M, il libro di Scurati su Mussolini".


   

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