(di Patrizia Vacalebri)
JUSTIME PICARDIE - MISS DIOR
(Edizioni Flammarion, 380 pagine) -
La chiamavano tutti "Miss Dior", e suo fratello, verso cui
provava, corrisposta in egual modo, un affetto profondo, l'aveva
eletta sua musa. La sua sorellina minore era per lui la più
tenera fonte d'ispirazione, tanto che le dedicò il suo primo
profumo.
Signorina Dior. Miss Dior. Dietro questo soprannome,
diventato iconico, si nasconde una musa discreta, un'eroina
della Resistenza: Catherine Dior, la sorella minore di Mr. Dior,
appassionata amante, come suo fratello, della natura e dei
fiori.
Justine Picardie dedica per la prima volta un libro a questa
donna misteriosa e delicata. Come preziosi omaggi floreali,
Christian Dior aveva immaginato per lei, creazioni virtuose
dell'haute couture, come l'abito mozzafiato Miss Dior realizzato
nel 1949 e costantemente reinterpretato nel corso delle
stagioni.
Quella di Miss Dior è una storia intima, intrisa d'emozione,
che mette in luce una forza vitale unica che ispira il grande
couturier francese. Poichè Catherine Dior è stata una coraggiosa
eroina della Resistenza contro il nazismo.
"Non nascondo il fatto che il ballo di Beistegui è un ricordo
che sono orgoglioso di possedere" scrisse Christian Dior a
proposito di una festa sfarzosa a cui partecipò a Venezia nel
1951. "L'Europa era stanca di sganciare bombe e ora voleva solo
sparare fuochi d'artificio. È stato rassicurante scoprire che le
rozze feste dei mercanti neri venivano gradualmente sostituite
dai più eleganti intrattenimenti della società intelligente". Il
designer, tuttavia, arrivò alla festa vestito da fantasma con
una lunga veste bianca e una maschera nera. Se la festa era
selvaggiamente smodata, lui era una visione di audace
minimalismo. Ma forse i fantasmi erano quelli che popolavano la
sua mente. Fino al 1949, dopotutto, aveva vissuto con una specie
di fantasma, sua sorella minore, Catherine. Membro della
Resistenza, arrestata nel luglio 1944, torturata brutalmente e
deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck. Quando
tornò a Parigi nel maggio 1945, sfuggita a una marcia della
morte, era così emaciata che suo fratello non la riconobbe. Era
troppo malata perfino per mangiare la cena celebrativa che le
aveva preparato. Era una presenza spettrale e in una certa
misura, lo sarebbe sempre stata. Per il resto della sua vita,
Catherine non parlò mai di ciò che aveva sopportato.
Dior aveva lavorato per il couturier Lucien Lelong durante la
guerra, e aveva mostrato la sua collezione di debutto in Avenue
Montaigne, a Parigi, il 12 febbraio 1947, trionfando con il suo
"New look", com'era stato battezzato da Carmel Snow, redattore
di American Harper's bazar.
Nel pubblico ad applaudirlo c'era anche sua sorella, che
respirava il profumo a lei dedicato da suo fratello: le modelle
sfilavano diffondendo la fragranza Miss Dior, la cui formula era
a base di gelsomino e rose, che Catherine adorava, lavorando
come fiorista. Ma come ammette Justine Picardie, Catherine
sarebbe rimasta sempre e solo una "presenza immateriale" nella
maison. Più tardi, ci sarebbe stato un abito chiamato anche Miss
Dior, ricoperto di petali cuciti a mano. Catherine, però, nelle
fotografie, ha sempre un aspetto pratico. I suoi abiti sono
scelti per il calore e la comodità, non per attirare
l'attenzione. Sul suo estremo coraggio durante la guerra non c'è
dubbio, ma anche in questo caso non c'è nessun diario, nessuna
lettera, poche testimonianze oculari. Per rendere viva questa
parte della sua vita, l'autrice del libro deve fare affidamento
sulle esperienze di altri combattenti della Resistenza, sul
lavoro di altri storici. Sebbene Catherine abbia testimoniato al
processo del 1952 per crimini di guerra contro coloro che
l'avevano torturata.
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