(di Luca Prosperi)
COSTANTINO FELICE 'UNA STORIA
ESEMPLARE. FUCINO: BONIFICA, RIFORMA AGRARIA, DISTRETTO
AGROINDUSTRIALE" (P. 198, 18 EURO, DONZELLI EDITORE) - L'Olanda
d'Italia è nel mezzo del paese, incastrata tra le montagne
d'Abruzzo. Lo affermavano già i contemporanei, ma alla luce del
saggio di Costantino Felice, storico tra i più puntuali del
Mezzogiorno, la grande epopea del Fucino rivista con una luce
più ampia acquista un valore diverso anche oggi.
Il prosciugamento del terzo lago d'Italia ad opera della
famiglia Torlonia ricorda la lotta feroce dei Paesi Bassi per
acquisire terre alla vita dei cittadini, ma soprattutto nel "Una
storia esemplare. Fucino: bonifica, riforma agraria, distretto
agroindustriale" (p. 198, 18 euro, Donzelli Editore), opera una
svolta in quel rapporto tra storia e letteratura che ha
contribuito a sedimentare alcuni stereotipi. Perchè la tesi di
Felice, già docente all'Unichieti, è che c'è uno scarto reale
tra la figura di un Silone, per esempio, è ciò che veramente
accadde.
Nella percezione pubblica insomma l'immagine del Mezzogiorno
immobile, statico, riappare anche in autori come Carlo Levi o
Iovine, e nel caso del Fucino abruzzese la tesi dominante del
cafone siloniano è dura da smuovere: eppure, storia alla mano,
le cose non sono andate proprio così.
Da parte di Silone ci fu quindi una visione 'astorica',
decontestualizzata: la bonifica del lago promosse la creazione
di una classe dirigente imprenditoriale da parte anche dei
Torlonia, la Banca del Fucino stessa, ossia il controllo della
finanza e la creazione di una industria moderna agroalimentare,
e quindi la conseguenza di una creazione di classe dirigente
politica di livello nazionale sia nella Dc che nel Pci, e
sindacale, oltre che una partecipazione vera alla Resistenza.
Se è comunque vero lo sfruttamento delle classi lavoratrici
denunciato da Silone, è pur vero che le sinistre e il movimento
sindacale denunciarono invece lo sfruttamento dei contadini e
dei braccianti, e che questo sistema verrà abbattuto proprio con
la Riforma Agraria degli anni 50, che ha donato al comprensorio
marsicano la classe imprenditoriale e politica tra le più
dinamiche del Mezzogiorno. Smentisce insomma l'immagine classica
di familismo amorale o di mancanza di intraprendenza.
Molto merito viene dato ai Torlonia, che con la barbabietola e
la patata dettero il via ad una cultura agroindustriale: ma ciò
che più emerge dal saggio è che come ha detto in una occasione
Felice "la bonifica del Fucino è stata un'opera ingegneristica
di altissimo livello scientifico e tecnico, senza pari nel
continente. Dopo il prosciugamento il Fucino è diventato un
complesso agrario di spessore, di circa 14mila ettari,
presentato come modello di sviluppo europeo. Da qui inizia la
modernizzazione agricola, l'area dove il movimento contadino ha
raggiunto i più alti livelli di maturità politica e sindacale".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA