Da sempre in prima fila nelle
battaglie per la liberta' di espressione, lo scrittore
anglo-indiano Salman
Rushdie ha puntato i riflettori su Elon Musk: l'autore di Figli
della Mezzanotte ha definito "disonesto" il patron di Tesla
auspicando che possa essere il primo uomo a lasciare la Terra in
direzione Marte.
"Elon Musk non difende la liberta' di espressione. La sua
piattaforma social amplifica e da' dignita' al discorso
dell'estrema destra", ha detto Rushdie in un'intervista a El
Pais da Cartagena ai margini di un festival letterario.
"Appropriarsi di una nobile causa come quella del free speech
quando in realta' si fa l'opposto e' disonesto", ha aggiunto.
Al centro in questi giorni del processo per l'aggressione a
colpi di coltello da lui subita due anni fa sul palcoscenico di
un altro festival culturale nello stato di New York, Rushdie
difende le cause del free speech da quando, colpito da una fatwa
degli ayatollah iraniani che avevano giudicato blasfemo il suo
'Versetti Satanici', fu costretto per anni a vivere nascosto per
evitare di essere assassinato. Lo scrittore e' stato dal 2004 al
2006 presidente della sezione americana del Pen,
un'organizzazione internazionale che difende la libertà di
espressione e tutela gli scrittori in tutto il mondo. "Ho
incontrato Musk 10 anni fa a Los Angeles", ha raccontato: "Mi
disse che in sette anni saremmo arrivati su Marte. Sette anni
sono passati da un pezzo, e veramente, vorrei vederlo partire".
Per tutto il suo parlare di liberta' di parola (la ragione
per cui, a suo dire, avrebbe acquistato Twitter), negli ultimi
tempi Musk ha preso posizioni controverse in materia: come
quando, ancora domenica scorsa, ha ripetutamente attaccato il
programma di approfondimento della Cbs Sixty Minutes, suggerendo
su X che il team dietro lo show meriterrebbe "una lunga condanna
in prigione" per come, a suo dire, avrebbe tentato di
interferire nelle elezioni presidenziali.
Pomo della discordia era stato un servizio andato in onda
proprio domenica in cui si raccontava l'impatto che la
decisione, su spinta del Doge di Musk, di chiudere l'agenzia per
la cooperazione UsAid avrebbe avuto sul futuro del governo. Musk
ne aveva approfittato per ripescare la polemica su
un'intervista a Kamala Harris che Sixty Minutes, agli occhi di
Musk e del presidente Donald Trump che ha fatto causa alla rete,
avrebbe editato a favore della allora candidata Dem: "Sono i più
grandi bugiardi del mondo" e "si meritano una lunga pena
detentiva", aveva concluso Musk, attirandosi gli strali di
organizzazioni per il free speech: "Sbattere giornalisti in
prigione e' quel che fanno governi autoritari in Cina, Russia e
Iran", aveva replicato Aaron Terr della Foundation for
Individual Rights and Expression.
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