(di Francesco De Filippo)
NARCISO SUPERSTAR di GIORGIO
GIGLIOTTI (edizionicroce; 133 pagg; 18 euro) Negli anni '80
un'onda si scaricò sulla gioventù dell' Occidente, molti ne
furono travolti, vittime di Aids, droga, alcol; altri dopo
forzati inabissamenti riemersero; pochi si affermarono. In
quell'onda rimase imprigionato anche Narciso.
Partito dalla Calabria, ventenne, Narciso il primo gennaio
1980 raggiunge New York dove si lascia risucchiare dal contesto
che lo circonda. Superati iniziali indugio e timidezza, comincia
a frequentare i locali notturni e si abbandona a ogni esperienza
trasgressiva, non ultima, quella erotico-sessuale. Dagli
spettacoli in discoteche e teatri underground alle esibizioni e
gli incontri nei locali senza regole. Un tritacarne di
esperienze ed emozioni che ricorda le pagine dello scrittore
francese Guillaume Dustan, dal quale Narciso esce senza
particolari traumi. E nel gennaio 1982 rientra in Italia, a
Roma, dove confessa di essere "completamente distaccato" da
quanto avviene attorno a lui. Fa la stessa vita che nella Grande
Mela, ma se lì si innamoravano di lui (e della sua giovane età),
a Roma è un giovane più consapevole e che vuole esprimersi nel
mondo dell'arte. Fonda lo Studio Art Production, porta nella
capitale una Moana Pozzi agli esordi, diventa direttore
artistico di Muccassassina, all'ex Mattatoio, nome da rivalsa
per i bovini che vi erano stati macellati.
La realtà si intreccia alla finzione, il romanzo diventa
ancor più diaristico e si cala nelle trasgressioni dell'Alibi,
il locale per omosessuali al Testaccio, e di Hysteria, Jackie
'O, Il Mago d'Oz a Trastevere, e poi Le Vetrine, Much More, Easy
Going frequentato dal jet set gay. Difficile dire se Narciso si
lasci trascinare o sia protagonista; vale ciò che scrive di se:
nulla lo turba, non ha il senso del pericolo. Comunque sia, il
libro pulsa di voglia di vivere, di esserci.
Sono gli anni delle comunità gay decimate dall' Aids; Narciso
sospetta di essere stato contagiato per poi scoprire che c'era
stato uno scambio di provette. Anni di trasgressioni ma anche di
partecipazione: con l'incasso del Muccassassina si finanziavano
buona parte delle spese per il supporto psicologico e
l'assistenza a domicilio proprio dei malati di Aids.
Nel suo percorso artistico Narciso comprende le tendenze,
opera il passaggio dallo spettacolo all'installazione: non
importa il contenuto di un'opera perché la sua sostanza è
contenuta nell'impatto visuale. Cambia il mondo, e in fretta, e
si fa preminente anche una visione più commerciale dell'arte, se
non della vita tutta.
Infine, con un figlio che comincia a capire e dopo una
profonda crisi, Narciso con un salto di maturità, conclude la
sua parabola trasgressiva.
Il libro, come il suo protagonista, a volte si lascia
travolgere pretendendo che il lettore segua pagine volutamente
disordinate dove gli episodi sono frammentati, abbozzati. Ma è
che un piccolo sacrificio da affrontare per approdare a un
disvelamento di realtà passateci sotto gli occhi e che non
abbiamo notato.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA