(di Marzia Apice)
TIZIANA LUPI, LA TOMBA DI SAN PIETRO.
LA STORIA DIMENTICATA DI MARGHERITA GUARDUCCI (Edizioni Minerva,
pp.160, 15 euro). Un antico graffito finalmente decifrato, il
ritrovamento tra mille difficoltà e diffidenze delle ossa
dell'Apostolo Pietro nelle Grotte Vaticane, con la conferma che
la Chiesa di Roma, con la basilica più importante del mondo, il
cuore della cristianità, venne fondata materialmente sui resti
mortali del santo. Non è solo un bel romanzo, ma anche un atto
di giustizia storica nei confronti di un'eccellente studiosa
ingiustamente inghiottita dall'oblio "La tomba di san Pietro. La
storia dimenticata di Margherita Guarducci", il libro della
giornalista Tiziana Lupi pubblicato da Edizioni Minerva. Una
vicenda affascinante e di grande attualità, ora che gli occhi
del mondo sono tutti puntati sul Vaticano, dopo la morte di un
papa riformatore e lungimirante come Francesco, che ha aperto la
strada per una maggiore partecipazione e valorizzazione delle
donne nei vari livelli della Chiesa.
Unendo il rigore scientifico a elementi romanzati, l'autrice ha
voluto riportare l'attenzione sulla figura di una studiosa,
schiva e riservata ma estremamente competente e determinata, a
cui la Chiesa deve uno dei più grandi "doni" mai ricevuti: fu
infatti Margherita Guarducci, grande epigrafista e prima donna a
ottenere la cattedra di Epigrafia greca alla Sapienza, la
responsabile nel 1963 del ritrovamento delle reliquie
dell'Apostolo, dopo aver identificato il significato di un
graffito ("Pietro è qui") e ottenuto la possibilità di scavare
nelle viscere di San Pietro. Grazie al suo lavoro, quindi,
l'epigrafista confermò alla Chiesa quello che per secoli la
tradizione aveva affermato, ossia che la basilica era stata
edificata sulle ossa di Pietro, morto a Roma durante la grande e
feroce persecuzione contro i cristiani ordinata dall'imperatore
Nerone nel 67 d.C., dopo il terribile incendio che aveva
distrutto la città. Eppure, per la sua straordinaria scoperta
Guarducci non ricevette alcun riconoscimento, anzi fu trattata
con freddezza e ostilità da accademici e Vaticano, talmente
chiusi e maschilisti da reputare impossibile poter celebrare i
meriti di una donna, fiera e cattolica. Con la prefazione di
Marco Spagnoli, il libro ha il pregio di proporsi a un pubblico
ampio, non soltanto di studiosi: con un linguaggio accessibile e
una narrazione coinvolgente, "La tomba di san Pietro" racconta
l'Italia fascista, l'università dominata dagli uomini,
l'ambiente vaticano chiuso alla leadership femminile,
restituendo il contesto culturale e politico dell'epoca. Ma
soprattutto ha il merito di mettere al centro Margherita
Guarducci, dando idealmente voce a una donna fuori dagli schemi,
fedele alla propria missione scientifica e spirituale,
"l'antifascista scomoda", la "virgo potens" come la chiamavano i
suoi colleghi con ironia e rispetto. La studiosa, scrive
Spagnoli, è stata "una figura di conservatrice anomala:
emancipata da un lato, al limite del reazionario dall'altro e
per questo volutamente ignorata dalla Sinistra e vagamente
ricordata dalla Destra come comunque una personalità scomoda".
Forse adesso i tempi sono maturi per renderle giustizia.
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