Correva il 1973 quando neo
laureato ricevette il primo incarico di insegnante in un paesino
di mezza collina in Ogliastra, nel centro della Sardegna. E' la
storia raccontata da Giancarlo Mirone, giornalista per lunghi
anni all'ANSA, nel libro "L'amore sgrammaticato", prefazione di
Piero Violante (Pietro Vittorietti Editore, 200 pagine, 15
euro). Una storia autobiografica. "Narro - dice l'autore -
quando fui catapultato in una zolla rurale dell'epoca, alle
prese con una prima media, la peggiore della scuola, con cui
condividere 18 ore settimanali, dieci al mattino e otto
pomeridiane. Una classe mista (13 femmine e dieci maschi) che mi
assalirono con una lingua incomprensibile, creando all'inizio un
muraglione di incomunicabilità".
Finché dopo vari tentativi "figli della generosa iconoclastia
della mia generazione post sessantottina, lettura dei giornali,
teatro in aula, il doposcuola sempre fra i campi) - ricorda -
inventammo un epistolario per rompere silenzi e conflitti. Dopo
le iniziali titubanze, i piccoli scolari cominciano a inondare
la cattedra con le loro letterine, che diventano boe di
interscambio e di crescita fino allo sfarinamento conclusivo
delle diffidenze iniziali. Il tutto sfociato in una dialettica
sentimentale altrimenti inaspettata e gratificante".
Sullo sfondo la cronaca di quel momento, una miscela di
accadimenti "minori" (dal campionato di calcio al festival di
Sanremo) su cui si innestano i grandi chiaroscuri di un'epoca
(dalla fine del conflitto in Vietnam alla guerra del Kippur,
passando per la virulenza in Italia dell'eversione). "Tutti
elementi di riflessione che insieme agli alunni riuscimmo ad
affrontare con toni plausibili".
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