"'Grana multa, una hostia' diceva il cardinale Ursi, tanti grani insieme fanno una sola ostia".
Parte da lontano, dal motto del suo precettore, Riccardo Muti che in piedi sul podio del teatro romano dell'antica Jerash dirige l'orchestra giovanile Luigi Cherubini, il coro di Cremona antiqua insieme ai musicisti giordani e quando parte il canto del muezzin interrompe Casta diva. Dopo la serata di venerdì scorso a Ravenna si replica domani sera a Pompei. È lo straordinario itinerario de Le vie dell'Amicizia che mette insieme musica e solidarietà dal 1997 grazie al Ravenna festival ma che in quest'anno di guerra alle porte cerca le radici del vivere comune che sono sinonimo di pace e le trova, tra antico e moderno, in Giordania.
Il ministro del turismo e dell'antichità Makram Al Queisi e la ministra della cultura Haifa Najar ricordano che i romani che hanno costruito Jerash lo hanno fatto nel segno della valorizzazione e della comunità con la popolazione locale.
Spirito di accoglienza che oggi la Giordania dimostra, come ricorda l'ambasciatore italiano Luciano Pezzotti, accogliendo oltre 740mila profughi di cui circa 80mila solo nel campo di Za'atari.
Da lì da un campo di calcio che ha unito "musica popolare araba a musica popolare italiana" ha ricordato Muti è partito il sogno giordano de Le vie dell'amicizia. ''Siamo qui perché vogliamo onorare questo grande Paese, questo grande popolo per quello che sta facendo a livello umanitario per aiutare le persone che soffrono e che fuggono i conflitti. Spero che quello che state facendo, l'esempio che state dando - ha detto Muti aprendo il concerto di Jerash -, sarà sentito da molti altri Paesi nel mondo. Credo che la musica sia il migliore ponte fra Paesi per scegliere una strada che non sia quella della violenza che invece è percorsa in molte parti del mondo La musica non usa parole, la musica è un viaggio puramente spirituale, come Beethoven disse 'da cuore a cuore. L'orchestra di compone questa sera di musicisti italiani ma anche giordani, non parlano lo stesso linguaggio ma sedendo l'uno accanto all'altro esprimono le stesse emozioni, lo stesso amore per le qualità umane. La musica unisce le persone, è sempre stato così ed è il motivo per cui siamo qui questa notte''.
Poi a Jerash è stata la volta dei cuori appesi alle note e alle voci del II atto dell'Orfeo e Euridice di Gluck, con lo straordinario controtenore Filippo Mineccia, mentre volavano i fogli mossi dal vento. Poi del soprano Monica Conesa in Casta diva dalla Norma di Bellini, interrotta dal canto del muezzin con il rispettoso stop imposto dal maestro e poi ripreso da capo come accadde già nel 2005 a per Le vie dell'amicizia sempre in un teatro romano ma a El Djem. A seguire il lamento dolcissimo delle voci orientali degli artisti siriani Mirna Kassis e Francous-Razek Bitar, che hanno dato corpo alla voce dell'esilio. E a quelle giordane di Ady Naber e Zain Awad - qui una vera star applauditissima nel suo abito di pizzo verde nude look - in canti tradizionali. E infine Brahms nel meraviglioso Canto del destino che ha chiuso la serata esaltata dallo scenario di pietra del grandioso sito archeologico. "Siamo dalla stessa parte - ha spiegato il maestro Riccardo Muti ad un incontro con i ministri giordani - abbiamo un solo Dio comunque si chiami e come emanazione di questo dio di cui siamo figli siamo tutti fratelli. Quello che abbiamo fatto qui ne è un esempio e deve esserlo per tutti gli altri paesi". A lui alla fine il dono della bandiera giordana. Ora nel sito di Jerash sarà inaugurata domani una scuola di restauro in collaborazione con l'Italia e così la storia comune continua.
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