(di Vincenzo Chiumarulo)
La Manon Lescaut andata in scena il
28 febbraio al teatro Petruzzelli di Bari non è "egoista" e
"amorale" come l'aveva immaginata il regista Massimo Gasparon.
La protagonista dell'opera di Puccini è una donna libera, che
sceglie di pagare il prezzo delle proprie scelte, soprattutto
quello di tornare con l'uomo che ama davvero rinunciando a una
vita fatta di agi e ricchezza. Seguire la sua passione la
condurrà alla morte, ma il suo amore, come canta prima di
addormentarsi per sempre tra le braccia di Des Grieux in un
arido deserto in cui quasi tutto finisce, "non morirà mai".
Si possono dunque avere differenti chiavi di lettura
dell'opera ispirata al romanzo settecentesco di Prévost. Quel
che è certo è che la decisione del regista di spostare
l'intermezzo tra il terzo e il quarto atto, inserendo un
balletto, e quella di mostrare al pubblico i cambi di scena a
sipario alzato, hanno diviso il pubblico che ha assistito alla
prima, tra delusi ed entusiasti. Con questi ultimi conquistati
in particolare dall'enorme ledwall sul palco, sul quale si
alternano ambientazioni, mari e deserti, e dall'esplosione di
colori dei costumi che nelle intenzioni del regista sono un
riferimento cinematografico alla Marie Antoinette di Sofia
Coppola. In questo Gasparon, autore anche delle scene, del
disegno luci e dei costumi, è stato molto abile. Meno lo è
stato, secondo la disapprovazione in particolare del loggione,
il tenore Denis Pivnitskyi (Renato Des Grieux). Applausi
soprattutto per Manon (Marigona Qerkezi) e suo fratello Lescaut
(Biagio Pizzuti).
Lo spettacolo è un allestimento scenico del Festival Puccini
di Torre del Lago, in coproduzione con fondazione teatro Regio
di Parma, teatro nazionale dell'Opera di Bucarest, fondazione
teatro Petruzzelli. Sul podio il maestro Francesco Ciluffo che
ha diretto l'impeccabile orchestra del politeama barese.
Protagonista come sempre il coro del Petruzzelli diretto da
Marco Medved.
Manon attraversa ogni elemento: dal fuoco della passione e
della giovinezza nel primo atto alla leggerezza dell'aria nel
secondo: è qui, su una tela di colori eccentrici, che il regista
pensa a Manon come a una "material girl" che preferisce i
diamanti all'amore e veste solo di rosa. Sarà poi ancora una
volta un uomo, il "vecchio" Geronte, a gettare un'ombra su una
donna spensierata. E Manon, che prima si sottrae, si lascia poi
lusingare dalle promesse di una vita dorata. L'amore per lo
studente Des Grieux, però, vincerà. E i due, scoperti insieme da
Geronte, saranno costretti all'esilio. È a questo punto che
subentra l'elemento acqua su cui navigano entrambi, prigionieri,
dall'Europa alle Americhe verso il quarto e ultimo, la terra.
Una terra arida, il deserto, dove trova casa solo la morte.
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