Presentazione, questa mattina nel
foyer del Carlo Felice, della penultima opera in cartellone,
"Carmen", in scena a partire da venerdì prossimo (ore 20). Un
incontro al di fuori dei consueti schemi. Assente, infatti,
l'ormai ex-direttore artistico Pierangelo Conte (decaduto
dall'incarico con la partenza di Claudio Orazi) mentre il
neosovrintendente Michele Galli ha fatto una veloce apparizione
per salutare i presenti e poi è tornato al nono piano per
proseguire gli incontri sindacali. L'onere di condurre la
conferenza stampa, dunque, è toccato a Donato Renzetti,
direttore emerito del Teatro e concertatore dell'opera di Bizet.
Accanto a lui, per un breve saluto, l'assessore alla cultura del
Comune Lorenza Rosso e poi tutto il cast che ha dato vita, negli
interventi dei singoli, a una vivace disamina sull'opera in
allestimento.
"Carmen" verrà presentata in un allestimento dell'Opera di
Roma con le scene di Daniel Bianco e la regia di Emilio Sagi
ripresa da Nuria Castejòn che firma anche le coreografie.
Interpreti principali sono Annalisa Stroppa (Carmen), Francesco
Meli (Don Josè), Luca Tittoto (Escamillo) e Giuliana Gianfaldoni
(Micaela). Renzetti ha introdotto dunque l'incontro prendendo
anche posizione (tra gli applausi dei presenti) a favore di un
Teatro che si apra certamente anche ad altre esperienze, ma che
abbia per totale priorità la musica colta.
"Ci vuole un allargamento del repertorio. E' chiaro che opere
come Carmen, Traviata, Boheme, riempiono le sale. Ma un Teatro
deve formare il pubblico anche presentando titoli meno
conosciuti e avvicinando al contemporaneo". Poi, la "Carmen" di
cui ha ricordato il fiasco iniziale nel 1875 a Parigi
determinato da una trama certamente "forte" per l'epoca e da
straordinarie novità musicali che avevano disorientato gli
stessi strumentisti in orchestra. "Carmen - ha dichiarato la
protagonista, Annalisa Stroppa - è un personaggio completo,
ricco, profondo. L'ho cantata una quarantina di volte,
soprattutto all'estero e ogni volta scopro sfumature nuove. E'
una donna determinata, ma anche femminile e fragile. E'
sensuale, ma è soprattutto libera. E questa sua libertà ci
appare oggi di grande attualità". "Pensare a Don Josè come un
semplice assassino è riduttivo - dice Meli -. E' una figura
complessa che vive il rapporto con Carmen in maniera
totalizzante, come una fuga in un'altra vita. E nella nostra
lettura alla fine sarà in pratica Carmen a farsi uccidere,
gettandosi verso il pugnale".
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