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Alessandro Gassmann e Shakespeare, sangue e orrore

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Alessandro Gassmann e Shakespeare, sangue e orrore

In scena Riccardo III, tiranno deforme

26 MAR, 26 marzo 2014, 13:48

Maurizio Giammusso

ANSACheck

Alessandro Gassmann al suo primo Shakespeare da attore e regista con RIII - RICCARDO TERZO - - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandro Gassmann al suo primo Shakespeare da attore e regista con RIII - RICCARDO TERZO - - RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Gassmann al suo primo Shakespeare da attore e regista con RIII - RICCARDO TERZO - - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Un despota opportunista, un uomo deforme, un personaggio gotico immerso in una trama sanguinaria come un grand guignol. E' cosi' il Riccardo terzo, con il quale Alessandro Gassmann affronta il primo Shakespeare della sua ricca carriera nella duplice veste di protagonista e regista. Lo spettacolo, in scena all'Argentina di Roma, e' una sfida per l'attore anche con la memoria di suo padre Vittorio, che di questo testo fuori misura diede una potente interpretazione nel 1968, con la regia di Luca Ronconi. Pochi naturalmente ricordano quello spettacolo. Ma la storia del teatro si nutre anche di queste suggestioni; cosicche' si puo' dire che se il Riccardo del grande Vittorio aveva una linea nevrotica in primo piano, il Riccardo di Alessandro e' piu' esplicito e incalzante: e' un personaggio maledetto e fuori misura nella crudelta' e nell'odio; fuori misura gia' nell'iconografia alterata da alti calzari e movimenti spastici, che deformano il comportamento e sono lo specchio del tormento interiore del personaggio.
    La tragedia e' fra le piu' maledette, ma anche piu' frequentate del grande drammaturgo. Viene considerata fra le opere giovanili dell'autore (scritta nel 1592-93) , e affascina con il suo violento furore sanguinario. Riccardo infatti senza averne la legittimita' si apre la via verso il potere facendo letteralmente a pezzi quanti si pongano sulla sua strada, siano essi nemici, che amici o parenti. Traendo spunto da uno dei piu' misteriosi personaggi della 'Guerra delle due rose'' fra i Lancaster e gli York, Shakespeare crea un personaggio per il quale il potere e' sinonimo di delitto, e il regno e' un cimitero di morti ammazzati. Da qui il fascino sghembo di quest'opera, che e' un modello di sangue e odio. La regia di Alessandro Gassmann riduce da quaranta a dieci i personaggi in scena, taglia e cuce il testo, con la collaborazione del traduttore Vitaliano Trevisan e gli da una potente forza evocativa con delle sapienti proiezioni che rendono istantanei i cambi di scena da un punto all'altro del castello gotico dove si consumano i delitti. In tutto cio' il regista non tenta alcuna ''attualizzazione'', ma lascia qua e la' qualche elemento curioso di modernita', come quando i personaggi prendono a fumare sigarette o ascoltano una radio.
    Incongruenze che danno un'enigmatica forza ad alcune scene.
    Applauditi tutti gli autori, fra i quali - ed e' raro - figura la moglie di Alessandro Gassmann, Sabrina Knaflitz (Anna), e Paila Pavese (la Duchessa di York).
   

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