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Moretto, un eroe nel ghetto di Roma

Moretto, un eroe nel ghetto di Roma

Da Molinari-Osti Guerrazzi, storia del pugile che non si arrese

ROMA, 27 gennaio 2017, 13:18

Michele Cassano

ANSACheck

'Duello nel ghetto ' (Ediz. Rizzoli) di Maurizio Molinari - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Duello nel ghetto ' (Ediz. Rizzoli) di Maurizio Molinari - RIPRODUZIONE RISERVATA
'Duello nel ghetto ' (Ediz. Rizzoli) di Maurizio Molinari - RIPRODUZIONE RISERVATA

MAURIZIO MOLINARI E AMEDEO OSTI GUERRAZZI, DUELLO NEL GHETTO (RIZZOLI, 20 EURO, 264 PP). E' una ricostruzione storica, ma sembra un romanzo d'avventura. L'eroe è Moretto, al secolo Pacifico Di Consiglio, l'unico ebreo romano rimasto a Roma negli anni della guerra a sfidare i nazisti. E' nelle strade del Ghetto, nel centro della capitale, che prendono corpo le atrocità, i soprusi, i tradimenti. Episodi noti, citati nei libri di storia, ma anche le piccole umiliazioni della vita quotidiana che quella gente è stata costretta a subire per anni.
    Proprio in quel quartiere, simbolo di convivenza pacifica.
    E lì che prende vita la disperazione delle vittime, costrette a fuggire o a nascondersi, ad assistere impotenti all'incarnazione del male. Ma è anche in quelle viuzze a ridosso del Tevere che non muore la speranza di rivedere tornare i propri cari, fino alla fine, fino a molti anni dopo la guerra, nonostante l'evidenza del massacro. E' in quelle stesse case, in quelle caserme, in quei negozi, che ancora in parte esistono, che si sviluppa l'incredibile duello tra Moretto, pugile dilettante con un bel destro e un orgoglio invincibile, e gli aguzzini. Intrighi, stratagemmi, mille peripezie gli consentono di rimanere in vita fino alla fine, nonostante tutto, nonostante due arresti.
    Il libro del direttore de La Stampa Maurizio Molinari, e dello storico Amedeo Osti Guerrazzi, racconta in modo semplice e documentato, con un'ampia citazione delle fonti, gli anni dal 1938 alla fine della guerra. La trama, avvincente, consente a tutti, anche ai più giovani, di conoscere o ripercorrere quegli eventi, per non dimenticare. Il colonnello Kappler, capo della polizia tedesca a Roma, e Luigi Roselli, spietato fascista collaborazionista, sono i principali nemici degli ebrei e di Moretto. Lui non si piega, è sempre pronto a combattere, rifiuta di nascondersi. Tenta invano di far capire ai suoi compagni che è vana la speranza che i campi di sterminio siano solo campi di lavoro. Sono in molti a pensarlo, ignari di quello che accade oltreconfine, incapaci forse di credere che il loro annientamento sia davvero la folle strategia del nemico. Moretto no, lui sa bene che le rassicurazioni dei nazisti e dei fascisti alleati sono solo favole: "Ancora ci credete? Ma quale lavoro? Avete sentito del 16 ottobre? Hanno portato via i neonati, forse li mandavano all'asilo?", dice ai sette compagni portati nella caserma PAI, in piazza Farnese, dopo la retata, seguita all'attacco di Via Rasella e all'eccidio delle Fosse Ardeatine. Moretto fa innamorare Annida, la nipote di Roselli, e sfida i fascisti grazie alle informazioni che lei gli passa. Il suo cuore appartiene però a Ada, una ragazza ebrea costretta a nascondersi in un convento di suore, con la quale si sposerà alla fine della guerra. Scampa più volte alla morte. Viene preso mentre sta per unirsi ai partigiani in un bar di via del teatro Marcello. Inizia il calvario: il famigerato carcere di via Tasso, poi Regina Coeli, senza mai cedere alle pressioni dei carcerieri. Grazie a un secondino riesce a comunicare con Annida, aiuta in più occasioni i compagni, riesce addirittura ad aprire le loro celle travestito da barbiere. Ma è tutto inutile, i suoi tentativi finiscono sempre tra i pestaggi delle guardie. Come gli altri ebrei viene destinato ai campi di trasferimento disseminati in Italia. Riesce eroicamente a salvare un bambino prima di avviarsi sul camion mentre è in corso l'offensiva aerea degli alleati, l'operazione Strangolamento. Riesce a fuggire, rifugiandosi in montagna. Di lì a Roma per combattere con gli americani nella zona di Porta San Paolo e della Piramide. Fino al 4 giugno, giorno in cui gli americani entrano in città.
    I gerarchi fascisti continuano a mietere vittime fino alla fine, facendosi concorrenza tra loro. I pesci piccoli si nascondono, cambiano identità. La vendetta, nonostante le esecuzioni, è meno intensa di quanto ci si potesse attendere.
    Sono gli stessi partigiani ad invitare alla calma. Celeste, la Pantera Nera, traditrice ebrea, viene catturata, dopo un tentativo di nascondersi a Napoli. Sarà lei a denunciare e consentire l'arresto di Roselli, Cialli Mezzaroma e gli altri gerarchi. Molti fascisti, dopo aver raggiunto gli altri camerati della repubblica sociale, tornano in meridione, salvandosi dalle esecuzioni sommarie. A Roma è l'ora del macabro riconoscimento dei cadaveri e dei processi. L'orrore nazista è finito - scrivono gli autori - ma le minacce non finiscono mai: la sicurezza collettiva, per gli ebrei romani, è una storia ancora aperta. (ANSA)

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