- TRA LAVORATRICI MADRI 25-34ENNI
PART TIME AL 41%
Sul totale degli occupati -il 31,5% delle donne (circa 3
milioni) lavora part time, contro l'8,1% degli uomini (circa un
milione). Nella classe di età 25-54 anni solo il 6,6% degli
uomini lavora a tempo parziale, contro il 31,3% delle occupate.
La percentuale cala ulteriormente (4,6%) in presenza di figli,
mentre tra le madri sale significativamente (36,7%). Tra le
donne con figli sono soprattutto le 25-34enni a ricorrere al
tempo parziale: 41%, contro il 38,1% delle 35-44enni e il 34,7%
delle 45-54enni) La quota di part time per le madri cresce
all'aumentare del numero di figli.
- TRA MADRI OCCUPATE QUASI 1 MILIONE SONO SOLE E RAPPRESENTANO
IL SEGMENTO PIÙ VULNERABILE
Le donne occupate sono quasi 10 milioni. Tra queste - le madri
sole sono quasi 1 milione (941 mila, pari al 9,4%) e
rappresentano il segmento con più elementi di vulnerabilità sul
mercato del lavoro. Il 69,6% ha tra 45 e 64 anni, una
percentuale più alta di 11 punti rispetto alle madri in coppia,
il 12,0% è costituito da straniere, un quarto ha un basso titolo
di studio (25,3%).
- UN TERZO DELLE INATTIVE LO È PER MOTIVAZIONI FAMILIARI, UOMINI
2,8%
Le donne inattive sono oltre 7,8 milioni, pari al 63,5% del
totale degli inattivi nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni.
La maggior parte delle donne inattive non solo non cerca
un'occupazione, ma si dichiara anche non disponibile a lavorare.
Tra le ragioni dell'inattività, le motivazioni familiari sono
indicate dal 33,9%. Tra le madri inattive con figli la maggior
parte (62,2%) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare per
motivi familiari.
- NEL MEZZOGIORNO IN 4 COPPIE SU 10 LA DONNA NON LAVORA
Nel Mezzogiorno in 4 coppie su 10 la donna non lavora, a fronte
di valori inferiori al 20% nelle altre ripartizioni
territoriali.
- FAMIGLIE MONOREDDITO MASCHILE PIÙ DIFFUSE IN COPPIE CON FIGLI
E TRA GLI STRANIERI
Avere figli, soprattutto più di uno, si associa a una maggiore
diffusione del modello in cui la donna resta fuori dal mercato
del lavoro: infatti, sono a monoreddito maschile il 18,6% delle
coppie senza figli, il 22% di quelle con un solo figlio, fino a
raggiungere il 32,8% in presenza di almeno tre figli.
All'aumentare del titolo di studio della donna - cala
significativamente la percentuale di coppie in cui l'uomo è
l'unico percettore di reddito: si passa dal 42,0% delle coppie
in cui lei ha conseguito al più una licenza media, al 24,7% se è
diplomata, all'8,5% se è laureata.
- SERVIZI EDUCATIVI PRIMA INFANZIA ANCORA SCARSAMENTE DIFFUSI,
SPECIE NEL MEZZOGIORNO
I livelli di partecipazione al sistema educativo dei bambini tra
0 e 2 anni di età con riferimento ai soli nidi e alle sezioni
primavera (pubblici e privati)continuano ad essere
particolarmente bassi in Italia: si stima un tasso di frequenza
del 28,1%. Dal punto di vista territoriale, la quota di iscritti
sui residenti varia dal 17% del Mezzogiorno al 33% del Nord,
fino al 37% del Centro, in linea con la disponibilità dei posti
nei servizi censiti sul territorio. Si registra quindi una
sostanziale saturazione delle strutture disponibili, in
particolare nel Mezzogiorno, dove l'offerta è più carente.
Proprio in quest'area, infatti, vi è un intenso ricorso
all'iscrizione anticipata alla scuola dell'infanzia, che
riguarda il 7,3% dei bambini di 0-2 anni, contro il 3,3% al
Centro-nord (4,7% la media nazionale).
- SERVIZI EDUCATIVI PRIMA INFANZIA CON LISTE D'ATTESA IN AUMENTO
Uno dei principali fattori che limitano la frequenza del nido è
la carenza dell'offerta. I dati relativi ai nidi e alle sezioni
primavera, riferiti all'anno educativo 2022/2023, mostrano che
la domanda da parte delle famiglie è in aumento in misura
maggiore rispetto all'espansione dell'offerta. Di conseguenza,
cresce la quota dei servizi che non riescono ad accogliere tutte
le domande di iscrizione e che dichiarano di avere bambini in
lista d'attesa: dal 49,1% dei servizi nel 2021/2022 si passa al
56,3% del 2022/2023. I nidi con bambini in lista d'attesa sono
molto più frequenti nel settore pubblico (67,6%), ma si registra
un esubero delle domande anche nei servizi privati (49,4%).
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