Con il voto di domenica il Portogallo
archivierà per sempre l'era del socialista Antonio Costa.
L'esito delle elezioni non è mai stato così in bilico: malgrado
i conti a posto e i passi avanti in economia, la destra sembra
essere in vantaggio, ma è molto divisa. L'unica certezza di
questa vigilia elettorale è che, dopo 8 anni di governo, Costa
non tornerà alla guida del Paese. Una fine politica, la sua,
brusca e imprevista, decisa il 7 novembre, lo stesso giorno in
cui presentò le dimissioni in risposta all'inchiesta avviata
dalla Corte Suprema per chiarire se avesse commesso qualche
irregolarità nel sostegno ad alcuni progetti imprenditoriali.
Dopo 4 mesi Costa si trova ancora in un limbo legale - si
scoprì poi che fu vittima di un caso di omonimia -, ma il suo
futuro politico è segnato. La grande incognita, quindi, è vedere
se questo scandalo, che ha comunque coinvolto alcuni
collaboratori del premier, avrà ripercussioni pesanti nelle
urne. Chissà se, insomma, questa sorta di "Mani Pulite"
portoghese premierà o meno le opposizioni. E se sì in quale
misura. In particolare gli occhi sono puntati sul partito
populista e sovranista di estrema destra, Chega, "Basta" in
portoghese, guidato dell'ex commentatore sportivo, Andres
Ventura, molto vicino a Donald Trump, Jair Bolsonaro e Matteo
Salvini.
Secondo gli ultimi sondaggi, i socialisti guidati del
successore di Costa, Pedro Nuno Santos, sarebbe attorno al 27%
dei voti, registrando un crollo di oltre 10 punti rispetto al
41% ottenuto nel 2022, che riportò Costa al governo. Con il 32%,
sopra i socialisti ma di poco, Alleanza democratica, il partito
conservatore di Luis Montenegro. Gli indecisi sono ancora
tantissimi, ma se lo spoglio dovesse confermare questi dati, a
fare la differenza potrebbe essere l'estrema destra: se
veramente Chega conquisterà un lusinghiero 16%, oltre il doppio
di due anni fa, i suoi voti potrebbero essere necessari per la
formazione di una nuova maggioranza di governo.
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