/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Ultimatum a Kiev sulla Crimea, Trump attacca Zelensky

Ultimatum a Kiev sulla Crimea, Trump attacca Zelensky

Il presidente Usa. 'Scelga tra la pace e perdere tutto'. L'Ue difende l'Ucraina

24 aprile 2025, 09:54

di Alessandro Logroscino

ANSACheck
Aftermath of overnight strike on Kyiv © ANSA/EPA

Aftermath of overnight strike on Kyiv © ANSA/EPA

Rassegnarsi a cedere nero su bianco a Mosca la Crimea, già perduta di fatto, e accettare l'occupazione russa in 5 regioni dell'est . E' il patto con cui l'Ucraina si ritrova a fare i conti fra le righe della road map tracciata dall'amministrazione di Donald Trump per archiviare dopo oltre tre anni la sanguinosa guerra con la Russia: road map insabbiatasi dietro le quinte di un'ennesima riunione - tanto attesa, quanto alla fine fallimentare - convocata al Foreign Office fra rappresentanti dei tre Paesi europei del gruppo E3 (Regno Unito, Francia e Germania) per fare il punto con ucraini e americani sia sui "progetti di pace" Usa sia sulle garanzie future invocate da Kiev.

"Dobbiamo fare in accordo con Zelensky" sull'Ucraina: lo ha detto Donald Trump, aggiungendo di non sapere se il presidente ucraino andrà ai funerali del Papa.  Il presidente ha detto di credere di aver raggiunto un "accordo con la Russia" per porre fine alla guerra in Ucraina, dichiarando che ora deve ottenere il via libera del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Penso di aver raggiunto un accordo con la Russia", ha detto il presidente americano. "Dobbiamo raggiungere un accordo con Zelensky ... ma finora è stato più difficile".

Annunciato in pompa magna a Parigi la settimana scorsa, dopo un appuntamento analogo ospitato da Emmanuel Macron, il meeting londinese è stato declassato all'ultimo minuto, non senza imbarazzi da parte del governo di Keir Starmer, a causa del forfait improvviso del segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e del vero emissario di fiducia di Trump, Steve Witkoff.

Defezioni a cui sono seguite quelle dei capi delle diplomazie di Parigi e Berlino; mentre sul terreno, esaurita l'effimera tregua di Pasqua, le ostilità non s'interrompevano, suggellate da almeno altri 9 morti, vittime di un raid russo che ha centrato un bus.

A discutere di quelli che Downing Street ha in ultimo derubricato alla stregua di "colloqui tecnici significativi" sono stati così dapprima i ministri di Esteri e Difesa britannici, David Lammy e John Healey, con gli omologhi di Kiev, Andrii Sybiha e Rustem Umerov, e con Andrii Yermak, capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky; colloqui poi estesi, separatamente, ai consiglieri per la sicurezza nazionale francese e tedesco, nonché, per Washington, al solo generale a riposo Keith Kellog: negoziatore militare relegato da tempo a un ruolo secondario rispetto a Witkoff.

Il timbro a un sostanziale flop, al netto dei tentativi di Londra di smussare gli angoli. E dalle parole di circostanza attraverso cui Yermak ha ribadito - all'unisono con gli anfitrioni britannici - "sostegno agli sforzi di pace del presidente Trump" (al quale Zelensky spera di strappare un rendez-vous sabato a margine dei funerali di papa Francesco).

La verità, stando alle ricostruzioni convergenti fatte filtrare a Kiev come da diversi media occidentali, è che far inceppare tutto è stato del resto proprio il no di Zelensky e dei suoi a sottoscrivere una bozza d'intesa già delineata da Witkoff con Vladimir Putin: testo in base al quale la Russia si dichiarerebbe disposta a fermarsi sulle linee del fronte attuali, ma in cambio di concessioni pesantissime, ai limiti del suicidio politico per i vertici di Kiev; tanto più in uno scenario che vede irrisolti pure i nodi sulle vitali garanzie di sicurezza americane in grado di rendere minimamente credibile una futura missione di peacekeeping affidata alla cosiddetta "coalizione di volenterosi" (Ue ed extra Ue) sotto la guida di Londra e Parigi.

Intesa che d'altronde la Casa Bianca presenta ormai in toni perentori da ultimatum, mentre The Donald torna ad attaccare Zelensky rinfacciandogli di avere atteggiamenti "incendiari" e irrealistici sulla Crimea, di portare il suo Paese "al disastro" e di "non disporre di carte da giocare: può ottenere la pace o può combattere per altri tre anni prima di perdere l'intero Paese".

Zelensky - ha incalzato il presidente americano - "non farà altro che prolungare lo sterminio". Una posizione confermata dal vicepresidente JD Vance, che dall'India evoca l'intenzione degli Usa di chiamarsi fuori da ogni mediazione (e aiuto) se "ucraini e russi" non accetteranno di "rinunciare a parte del territorio che ora possiedono".

Un monito a cui la vicepremier Yulia Svyrydenko replica che Kiev "è pronta a negoziare, ma non alla resa", aggrappandosi disperatamente alla richiesta di un "cessate il fuoco immediato e totale" come precondizione di ogni trattativa con Putin. Non senza trovare la solidarietà di Ue ed Eliseo, secondo cui l'integrità territoriale non si può svendere e "la Crimea è Ucraina".

Il tutto sullo sfondo d'una bozza statunitense che in effetti, nelle indiscrezioni mediatiche, appare più che altro una presa d'atto della posizione di forza attuale riconosciuta a Mosca: non limitata all'ufficializzazione del fatto compiuto sulla Crimea, ma condita dal via libera all'annessione de facto di buona parte del Donbass, dal veto dell'ingresso ucraino nella Nato, dalla sospensione delle sanzioni e dal rilancio della cooperazione economica tra Mosca e Washington a cominciare dall'energia.

Mentre a Kiev lascia il vago richiamo a "robuste garanzie di sicurezza" delegate ai soli europei, la restituzione russa della fascia occupata nella regione di Kharkiv, il diritto all'attraversamento del fiume Dnepr (sorta di nuovo confine), la promessa di aiuti per la ricostruzione e la presa in 'gestione' da parte Usa della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa: destinata in futuro a rifornire tanto l'Ucraina quanto 'i nuovi territori' russi.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza