In migliaia in piazza a Firenze
per Giulia Cecchettin e tutte le altre vittime di femminicidio.
La città ha risposto all'appello lanciato dal collettivo Non una
di meno con una manifestazione partecipata e rumorosa: chi con
pentole e coperchi, chi con fischietti, chi agitando mazzi di
chiavi oppure urlando. Dietro lo striscione "Se domani sono io
distruggi tutto", e al grido "Donna, vita, libertà" e "Siamo
l'urlo altissimo e feroce di tutte quelle donne che non hanno
voce", il corteo si è mosso da piazza Santissima Annunziata per
toccare piazza Duomo, e continuare a sfilare fino a piazza della
Signoria. "Non ci aspettavamo una presenza così massiccia di
persone di ogni età, ci ricorda che c'è bisogno di rispondere ai
casi di violenza contro le donne - dice Isabella di Non una di
meno -. Si è diffusa l'idea che occorre mobilitarsi e scendere
in piazza non appena accade un episodio, stringersi insieme e
far sentire la nostra voce per chiedere un cambiamento
consistente e delle azioni programmatiche di lungo periodo
contro un fenomeno che è strutturale". Commentato le parole di
Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, ha poi aggiunto: "Sono
rimasta impressionata che in un momento di dolore per quello che
ha vissuto sia difficile riuscita a trovare tanta saggezza e
tanta consapevolezza. Viviamo in una società costruita attorno a
un privilegio e anche i maschi che non hanno mai agito con
violenza devono essere alleati con noi in questa lotta, facendo
un passo indietro". Al corteo, fra gli altri, l'assessore
comunale Benedetta Albanese, il presidente del consiglio Luca
Milani, i consiglieri Alessandra Innocenti del Pd e Dmitrij
Palagi di Sinistra progetto comune, lo storico Tomaso Montanari
e Dario Salvetti del collettivo Gkn.
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