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Concertone Taranto, Riondino ricorda morti sul lavoro

Concertone Taranto, Riondino ricorda morti sul lavoro

'Si racconta storia in modo più affine a un mondo disumano'

TARANTO, 01 maggio 2025, 18:05

Redazione ANSA

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"Daniel, Umberto e Nicola: sono le ultime tre vittime del lavoro, gli ultimi tre nomi sulla lista.
    Ma i lavoratori deceduti in questi primi mesi dell'anno hanno già superato quota 300. Daniel, Umberto e Nicola vanno moltiplicati per cento. Cosa è andato storto? Forse siamo noi pazzi, forse è solo successo che nuovi diritti hanno preso il posto di quelli vecchi. Uno dei diritti nuovi è lasciare liberi i criminali di guerra, lasciare su un volo di Stato un torturatore stupratore di bambini, diritto nuovo è quello di presidiare i consultori o di torturare i sospettati, manganellare i manifestanti, respingere chi sta affogando, reprimere ogni forma di resistenza non violenta". Così Michele Rondino, tra i direttori artistici del concertone dell'Uno Maggio Libero e Pensante, leggendo un testo dal palco, accompagnato dalle note di Rodrigo D'Erasmo e Roberto Angelini.
    Riondino ha ricordato il dramma dei migranti, la morte di 94 persone (tra loro 30 bambini) che cercavano di raggiungere la spiaggia di Steccato di Cutro, quando si parlò "di omissione di soccorso, di strage evitabile". L'artista ha criticato la premier Meloni sostenendo che all'epoca organizzò "proprio a Cutro una delle conferenze stampa più imbarazzanti di sempre" e partecipò alla festa dei 50 anni del ministro Salvini e fu organizzato anche "un karaoke, cantando La Canzone di Marinella che racconta la storia di una ragazza che affoga".
    Poi Riondino ha parlato di guerra. "Mi viene in mente - ha detto ancora - la parola Zanana. A Gaza significa anche drone.
    Perchè il ronzio dei droni israeliani è diventato un sottofondo costante, la guerra chirurgica ha prodotto oltre 50mila vittime a Gaza. Questo ci dà diritto di usare e ripetere la parola genocidio?". "Non ci possiamo permettere - ha ribadito - di usare termini giusti forse perchè tacitamente abbiamo già adottato il diritto di raccontare la storia in un mondo più asettico, più freddo, più affine a un mondo disumano".
   

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