"Sono circa 50mila gli oppositori
politici rinchiusi nelle carceri egiziane soltanto per le loro
idee e senza alcun rispetto per i diritti umani". Lo ha detto
questa sera Patrick Zaki presentando il suo libro insieme con
Laura Cappon, giornalista, e Sabina Bernardi, traduttrice, in
una affollata sala di una libreria del centro.
Zaki ha ricordato i 22 mesi di detenzione senza alcuna
ragione: "Dopo 15 mesi il governo doveva trovare un capo
d'accusa per giustificare la mia detenzione e sono venuti fuori
con un articolo che avevo scritto sulla minoranza copta. Ma i
copti non sono una minoranza" malvista, dunque quando è stata
diffusa questa notizia, "anche i copti mi hanno sostenuto con
forza". "Sono stato arrestato perché criticavo la mancanza del
rispetto dei diritti umani in Egitto".
A margine Zaki ha detto di essere "assistito da una equipe di
psicologi. Scrivere un libro serve anche a digerire il trauma.
Ancora oggi ho incubi tutti i giorni, non sono mai sicuro, né
qua in Italia né là in Egitto, soprattutto all'inizio di
febbraio", mese in cui cinque anni fa fu fermato. "La prigionia
è una cicatrice nel cuore". La vicenda di Regeni ha aiutato il
tuo caso? "Sì, mi ha aiutato perché forse in Egitto non volevano
un altro caso analogo".
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