Pierre (Guillaume Canet), che insegna matematica al Liceo Simenon, viene sospettato da tutti: è lui il colpevole della morte dell'adolescente Belle, ospite nella sua casa dove vive con la moglie Cléa (Charlotte Gainsbourg). Questa la rigida premessa de Il caso Belle Steiner, thriller pieno di morbosità a firma di Benoît Jacquot nelle sale italiane dal 13 marzo con Europictures.
Nel film, tratto dal romanzo 'La morte di Belle" di Georges Simenon (Adelphi), va detto però che i sospetti che ricadono sul quarantacinquenne Pierre hanno le loro buone ragioni. Intanto è l'unico sospettato perché si trovava da solo nella villetta, quando Belle è rientrata in casa salutandolo poco prima di mezzanotte distrattamente dalla finestra. L'uomo era nel suo studio tutta la notte ad ascoltare musica e a correggere i compiti dei suoi alunni. A questo si aggiunga poi che in questo thriller pieno, oltreché di pioggia, di interrogatori e serrate indagini, Pierre si mostra più anaffettivo anche delle formule matematiche che studia ossessivamente e comunque del tutto distaccato dalla morte di questa ragazza che sembra non riguardarlo affatto. Certo si dichiara innocente, ma non si difende più di tanto e afferma solo di non sapere cosa possa essere accaduto. Ma tutto è contro Pierre: nel telefono di Belle vengono trovate foto di lui scattatate dalla ragazza di nascosto. Escono poi fuori particolari su Belle che, a quanto sembra non era affatto una santarellina, veniva chiamata infatti "la regina della notte" ed era anche molto attiva su TikTok dove postava 'l'outfit del giorno', ma Pierre al contrario non l'ha mai considerata una donna: "era solo una ragazzina, io neppure la guardavo" dice più volte agli inquirenti. Una vicina di casa descrive poi Pierre come un voyeur: Ed è vero perché l'uomo, come si vede nel film, ha davvero l'abitudine di spiare la vicina dalla finestra mentre si spoglia, ma lui non lo nega: "Credo che lei sappia perfettamente che la guardo e le sta bene". Assediato dai media che lo accusano di femminicidio, Pierre non si scompone comunque mai generando così ancora più sospetto. E questo fino alla sua assoluzione, alla chiusura del caso, ma il film non finisce qui.
Un cartello prima dei titoli di coda de 'Il caso Belle Steiner' fa entrare la cronaca nella fiction. A firma della produzione e della troupe, questo disclaimer condanna ogni persona coinvolta in molestie sessuali di genere. Un'esigenza quest'ultima nata dalle accuse a Benoît Jacquot, regista del film, denunciato per violenza sessuale dalle attrici Judith Godrèche, Isild Le Besco, Vahina Giocante e Julia Roy. Il caso scoppiò nel 2024 e la produzione è così corsa ai ripari, tentando di separare l'opera dalla fama non proprio limpida del regista. Frase cult di questo thriller, quella ambigua di Pierre che da matematico e da uomo teorizza: "La teoria della probabilità deriva dal gioco. Giochiamo a calcolare e la sfida è individuare un punto fermo per trovare finalmente un equilibrio".
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