Sarà Ulisse, il personaggio omerico che ha attraversato i secoli, l'imputato nel tradizionale 'Processo del 10 agosto' a San Mauro Pascoli (Villa Torlonia), organizzato da Sammauroindustria. A guidare l'accusa sarà Mauro Bonazzi, professore ordinario di storia della filosofia antica e medievale a Utrecht (Paesi Bassi), alla difesa il grecista Giulio Guidorizzi, docente in passato alle Università di Milano e di Torino, presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo. Il verdetto sarà emesso dal pubblico, munito di paletta. Giunto alla 22/a edizione, il Processo affonda ora le radici lontano nel tempo: "per la prima volta alla sbarra ci sarà un personaggio dell'antichità - spiega Gori - Sotto accusa non sarà semplicemente il personaggio Ulisse, bensì un mito fondativo dell'Occidente dal momento che tutta la nostra cultura si è ispirata a lui". Secondo Bonazzi, Ulisse deve essere accusato in quanto la sua leggenda nasconde una realtà diversa. "Dietro all'uomo paziente emerge una persona vendicativa ed egoista, con cui è pericoloso avere a che fare. Ne sanno qualcosa il povero Palamede e i Proci, nonché i Troiani che fecero l'amara esperienza diretta dei suoi inganni".
Ma le vere colpe del personaggio starebbero "nel modo in cui ha trattato chi di lui si è fidato. È qui, nell'essere riuscito ad occultare quello che ha fatto a chi gli era vicino, in questa incredibile capacità di mistificazione fatta di omissioni, capaci di trasformare la realtà, che è il suo capolavoro". Dunque, secondo l'accusa, Ulisse sarebbe stato un vero e proprio mistificatore della storia. Non concorda con la visione il difensore Guidorizzi: "come si fa a condannare Ulisse? Se si condanna lui bisogna condannare ognuno di noi, perché Ulisse ci è davvero vicino: non è un eroe armato di lancia e spada, un guerrafondaio, ma uno che in guerra ci è andato contro sua voglia. L'hanno ricattato: o ti arruoli o uccidiamo tuo figlio. E così è partito, ed è sempre stato leale coi suoi compagni; anzi, dato che era il più intelligente di tutti, gli hanno fatto fare le cose più difficili; si è dovuto sporcare le mani lui perché nessun altro aveva il coraggio di farlo. È lui che ha vinto la guerra, con l'astuzia del cavallo. Eppure, non ha voluto medaglie o potere. Gli bastava tornare a casa, dalla sua famiglia". Chissà se ancora una volta il tribunale popolare sarà benevolo verso gli imputati, dal momento che gli unici accusati sono stati Badoglio (2009) e i mandanti ed esecutori dell'omicidio di Ruggero Pascoli, padre del poeta (2012). Per i Vitelloni felliniani (2020) il giudizio fu un pareggio, il resto sono state tutte assoluzioni.
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