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"My name is Floria" di Virginia Guastella al Festival Aperto

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"My name is Floria" di Virginia Guastella al Festival Aperto

Dal 16 maggio a Reggio E. l'opera isiprata alla Tosca di Puccini

BOLOGNA, 13 maggio 2025, 10:43

Redazione ANSA

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Nel finale della celeberrima Tosca di Giacomo Puccini la protagonista si lancia nel vuoto dalle mura di Castel Sant'Angelo lasciando intendere una morte certa.
    E se Tosca fosse sopravvissuta al suicidio? Da questa domanda prende vita "My name is Floria", la nuova opera che il Festival Aperto di Reggio Emilia ha commissionato alla compositrice Virginia Guastella, liberamente ispirata alla capolavoro pucciniano.
    Con la direzione musicale di Marco Angius sul podio dell'Icarus Ensemble e la regia di Luigi De Angelis, "My name is Floria" andrà in scena in prima assoluta il 16 maggio alle 20 e il 18 alle 15.30 al Teatro Ariosto di Reggio Emilia inserita anche nel cartellone del Reggio Parma Festival.
    L'azione si svolge ai giorni nostri: il finale pucciniano viene naturalmente rovesciato e si finge che Tosca sopravviva, dando così inizio a una nuova storia. Floria è una donna a noi contemporanea, vittima di un trauma fisico e psicologico, portatrice di un mondo emotivo complesso e alterato, lontana dai canoni rappresentativi della donna nel melodramma tradizionale.
    Il passato di Floria è fatto di ricordi dolorosi, il presente di manifestazioni depressive, angosce e proiezioni mentali della sua personalità multipla. È fatto tuttavia anche di un processo di condivisione terapeutica con persone di simile condizione, che le restituirà equilibrio e fiducia. Le varie emergenze incarnate da quattro interpreti vocali in funzione di ruoli multipli e coro. Il cast è composto da Maria Eleonora Caminada, Laura Zecchini, Anastasia Egorova, Danilo Pastore, Giacomo Pieracci.
    "Mi sono chiesta cosa succedesse nella mente di Floria appena caduta, ancora distesa a terra, schiacciata contro l'asfalto. - spiega Virginia Guastella - L'altezza, misurabile in metri da cui si può cadere non è mai stata al centro della mia riflessione. Doveva esserci una condizione di sofferenza e una caduta, il farsi male e basta. Un male psicologico, emotivo, fisico. Una condizione di trauma con una storia alle spalle da raccontare. Una storia, però (qui una differenza sostanziale per diventare un'opera di teatro musicale, la mia) di cui grossa parte di noi è stata spettatrice e partecipe".
   

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