GIANFRANCO CALLIGARICH, 'LA MALINCONIA DEI CRUSICH' (BOMPIANI, pp. 440, euro 20,00).
Gianfranco Calligarich è uno scrittore anomalo nel nostro panorama. Intanto pubblica libri a intervalli di anni, come un autore serio, poi è forse più noto come sceneggiatore e drammaturgo, oltre che come animatore di piccoli spazi teatrali, infine lavora con serietà senza ricercare uscite ad effetto o echi mediatici. Così è diventato un autore amato da chi lo segue sin dai suoi esordi a inizi anni '70, quando a segnalare a tutti il suo 'L'ultima estate in città'' fu Natalia Ginzbug. Da allora ha pubblicato solo altri tre libri, cui oggi si aggiunge questo romanzo ampio e sostanzioso, 'La malinconia dei Crusich' di stampo mitteleuropeo ma con echi di Garcia Marquez.
I Crusich sono la famiglia e gli antenati dell'autore, tanto che non si sa quanto la realtà superi sempre la fantasia o quanto la vena di autentico scrittore di Calligarich abbia deformato poeticamente la verità, pur senza perderla di vista nel seguire questa saga lunga oltre un secolo e che parte dal 1901, quando a 28 anni Luigi Crusich, perseguitato dalla sua malinconia, si imbarca a Trieste per Massaua, dove anni prima aveva provato una sensazione di serena e ''profonda lontananza da tutto''. Scenderà invece a sorpresa dalla nave a Corfù, che diverrà la sua nuova patria, dove a Lefkimi metterà su un'azienda, si sposerà con Armida e avrà sei figli, a cominciare dal primogenito Agostino, gettato brutalmente in mare a due anni, come i fratelli, perchè impari a nuotare subito, e a cavarsela nella vita.
Calligarich racconta come senza respiro, accumula informazioni, come andasse veloce pur avendo un proprio ritmo naturale, seguendo le onde del destino e della storia che via via sommergono o portano a galla gioie e dolori, speranze e disillusioni, partendo da quell'isola greca per allargarsi all'Europa scossa di lì a poco dal Grande Massacro Mondiale, come viene sempre chiamato in queste pagine. Tutto con una scrittura con la punteggiatura essenziale, essendoci il ritmo a dare le scansioni necessarie, capace di insinuare il visionario nel quotidiano dandogli quell'impeto e quell'esemplarità che rendono particolari le vicende, le peripezie infinite dei Crusich, pronti a partire di slancio, come il capostipite,sempre feriti, ma solo per riprendersi e provare a rispiccare il volo.
Come il tram che arriva ''lampeggiante divinità'' attaccato alla rete elettrica tra folgori e scintille,''poi, aperte le portiere e le pedane uscite dal suo corpo ferroso come corti ali meccaniche troncate da una spietata evoluzione che lo costringeva a strisciare stridente e rumoroso a terra, la sua ripartenza''. Così Luigi e la sua famiglia, completamente rovinata dall'inflazione, è costretta a lasciare Lefkimi e a trasferirsi in Italia, a Milano per cercare di ripartire. La meta, per la seconda generazione, è sempre la stessa, Massaua e poi Asmara, sia per Agostino, inviato dalla impresa di trasporti Gondrand a lavorare nell'Africa dell'Impero mussoliniano, quell'Africa che sola gli aveva fatto avvertire ''la consapevolezza di essere vivo, mai sentita prima'', sia per suo fratello Vassili, aviatore militare appassionato. E sono belle e interessanti le pagine sulla vita in colonia e gli incontri tra i due fratelli.
Poi un'altra guerra mondiale, un altra necessità di ripartire da zero a Milano, dove infine si aprono i conti tra partigiani e repubblichini, col fratello Vassili fascista incarcerato e poi salvato fortunosamente. Tra le rovine cresce infine il piccolo Guido, quando il padre Agostino torna dalla prigionia e si campa cercando cose da vendere tra le macerie (un intatto bidet è una delle prede più ambite) e col suo anziano nonno Luigi ''temibile monarca dai duri corti capelli grigi simili a una corona senza più valore intento a guardare una corte estranea''. Queste sono solo le storie portanti, storie di azione, di vita, che attorno se ne ramificano molte altre che portano anche in giro per il mondo, che non perdono i contatti, che fanno parte di questa sorta di rete vitalissima, sfortunata e orgogliosa, testarda e pronta a accettare le sfide, della stirpe dei Crusich, che si chiude letterariamente con la vicenda di un falco colpito dai cacciatori, curato, guarito e rilasciato libero a volare nella notte.
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