Il Jobs Act ha portato "a un indebolimento delle tutele e delle condizioni di lavoro per lavoratori e lavoratrici. I contratti a termine e part time riguardano stabilmente ormai quasi il 30% degli occupati e colpiscono in modo particolare i giovani, le donne e i laureati: la precarietà è diventata un elemento strutturale del lavoro in Italia". E' quanto emerge dal rapporto della Cgil su 'Precarietà e bassi salari', presentato insieme alla Fondazione Giuseppe Di Vittorio a dieci anni dal Jobs Act e in vista del referendum dell'8 e 9 giugno.
L'aumento del numero di occupati, denuncia il sindacato guidato da Maurizio Landini, si accompagna alla più lenta crescita delle ore lavorate totali, data l'espansione del lavoro part time. La domanda di lavoro si concentra nei settori dei servizi a bassa qualificazione, con un modesto livello tecnologico e bassi salari. "In termini reali, i salari italiani hanno registrato una caduta senza precedenti. Questi sviluppi hanno contribuito ad aggravare il declino dell'economia italiana, alimentando un circolo vizioso tra lavoro precario, bassi salari, bassa produttività e bassa crescita, portando a un crescente divario nei confronti delle principali economie europee", sottolinea ancora il sindacato.
'Dal 2008 un calo dei salari del 9%, diminuita la copertura dei contratti'
Un mercato del lavoro con un'elevata precarietà e un diffuso part time tende a registrare una dinamica dei salari negativa. Tra il 2008 e il 2024 i salari reali medi in Italia sono diminuiti di 9 punti percentuali, mentre in Germania e Francia si è assistito ad un incremento, rispettivamente, del 14% e del 5%. Sono alcuni dati riportati dalla Cgil nel rapporto su 'Precarietà e bassi salari' presentato a 10 anni dal Jobs Act. Secondo il rapporto Ocse sull'occupazione, l'Italia risulta essere il Paese che ha registrato la maggiore caduta dei salari reali nell'area dell'Organizzazione, evidenzia il sindacato. "Con la forte diffusione di contratti a tempo determinato e part time - e con la moltiplicazione di centinaia di contratti di lavoro differenziati per categorie specifiche di lavoratori e lavoratrici - la tenuta dei salari si è indebolita, si è aggravata la polarizzazione salariale tra lavoratori stabili e precari, tra occupazioni più o meno qualificate, tra diverse tipologie di lavoratori e lavoratrici. - sottolinea la Cgil - La copertura dei contratti di lavoro si è ridotta e si sono moltiplicati i ritardi nei rinnovi dei contratti di categoria, con perdite rilevanti in termini di adeguamenti salariali, specie negli anni di elevata inflazione. In molti settori l'indebolimento del potere contrattuale del sindacato, anche per effetto della precarietà e frammentazione del lavoro, non è riuscito a evitare la caduta dei salari reali".
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