Quelle due società, Mcm e Mcm II,
con base in Lussemburgo non erano "costruzioni di puro
artificio", ma avevano "una struttura qualificabile come
'stabile organizzazione', ovvero come 'centro di attività
stabile' secondo i parametri forniti dalla giurisprudenza". E lo
dimostrano "l'esistenza di
contratti di affitto di locali, i costi gestione", così come
"documentati dai bilanci", e "la presenza di un dipendente fisso
in loco". Lo scrive il gup di Milano Luca Milani nelle
motivazioni della sentenza con cui un mese fa ha prosciolto
"perché il fatto non sussiste" l'imprenditore Alberto
Forchielli, noto volto tv ed esperto di economia cinese, e altri
tre indagati, tra cui Fabio Alberto Roversi Monaco, giurista ed
ex rettore dell'Università di Bologna, tutti difesi dal legale
Fabio Cagnola.
A Forchielli, fondatore di Mandarin Capital Partners (poi
Mindful Capital), e agli altri indagati il pm di Milano Stefano
Civardi contestava una presunta evasione fiscale da circa 3,9
milioni di euro attraverso una cosiddetta "esterovestizione": le
due società, secondo gli inquirenti, avevano solo sede formale
in Lussemburgo ma dovevano "ritenersi fiscalmente residenti in
Italia" e qui avrebbero dovuto versare la tasse, tra il 2013 e
il 2016.
Del tutto diversa la lettura delle carte dell'indagine da
parte del giudice, che ha deciso che non fosse necessario
nemmeno un processo, perché le due società, che gestivano "un
fondo di private equity", hanno operato nel Paese estero dove
hanno pagato le imposte. Tra l'altro, scrive il gup, "dalla
documentazione fornita dalla difesa si evince altresì che le
imposte pagate dalla società MCMII in Lussemburgo avevano un
ammontare superiore rispetto a quelle determinate dall'Agenzia
delle Entrate, sia per il periodo di imposta 2015, sia per il
2016".
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