Alice Weidel è l'unica donna tra i candidati alla cancelleria. È anche la più giovane: nata nel 1979, aveva appena dieci anni quando cadde il muro di Berlino.
Oggi l'obiettivo della leader dell'ultradestra tedesca è spingere la Cdu ad abbattere il cosiddetto "Brandmauer", il cordone sanitario che li isola da anni, e portare l'Afd nel governo. Su questo ha avuto il pieno sostegno nientemeno che di J.D. Vance, venuto a Monaco a rappresentare l'amministrazione Trump. Che l'ha incontrata, fuori dal summit, dove non era invitata. E poche settimane fa l'ha ascoltata mezzo mondo perché invitata da Elon Musk a una chiacchierata su X. Nella quale è arrivata a dire che "Hitler era un comunista". Apriti cielo. In campagna elettorale se l'è anche presa con gli studi di genere che "sbatteremo fuori dalle università tedesche se andremo al governo". E poi "re-migrazione, re-migrazione, re-migrazione", espulsioni in grande stile e pure qualche colpo all'Unione europea. Nei suoi discorsi parla di un Paese in declino, in crisi, perduto. E a questa narrativa - presentata perfino a Budapest fra lodi sperticate a Viktor Orban - offre soluzioni immediate. Una svolta sull'immigrazione, appunto. Ma anche sulla guerra in Ucraina che ha fatto schizzare il prezzo dell'energia.
Meglio fare la pace con Putin, prima di subito: quando Zelensky parlò al Bundestag, Weidel insieme ai deputati di Afd uscì dall'aula. È con questo mix di normalità e radicalità che ha conquistato il suo spazio, in pochissimi anni. Entrata nel partito nel 2013 già nel 2017 è capolista alle elezioni. Con una laurea in economia e un dottorato di ricerca a Bayreuth sul sistema pensionistico cinese, si professa una conservatrice e nei suoi discorsi lo ripete spesso. Anzi, nel suo partito qualcuno ha un po' di mal di pancia per Weidel, lesbica dichiarata, convivente con una donna in Svizzera con la quale cresce due figli, avuti da due padri diversi. Non è qualcosa di nuovo nelle destre europee. Una certa apertura sul fronte diritti civili è atteggiamento di diffuso, anche perché è usata come clava contro gli immigrati, musulmani e 'arretrati'. Weidel riesce a presentare la sua radicalità come la cosa più normale del mondo, persino coerente con gli interessi tedeschi nonostante gli endorsment da oltreoceano. Ma Afd è un partito fatto di gruppi diversi che si sono trovati insieme e che spesso si guardano in cagnesco. Non è un caso che abbiano già mandato a casa due presidenti prima di Weidel. La quale, consapevole di questa storia, a volte sembra nervosa. Odia il contraddittorio.
Quando non ha il palcoscenico tutto per sé va in difficoltà. Interrompe le interviste, lascia lo studio, se la prende con il giornalista di turno. Voleva cacciare Bjoern Hoecke, a capo della corrente più radicale, per molti un neonazista, poi c'è venuta a patti, dopo il trionfo in Turingia.
Recentemente ha persino dichiarato che lo vedrebbe come ministro in un suo governo. Per ora la sua speranza di un governo con la Cdu si è infranta con Friedrich Merz, che non vuole saperne. Lei, però, punta diritto, forte di sondaggi che lanciano il partito anche a oltre il venti per cento.
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