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Un tribunale ordina di riaprire le indagini sulla morte di Neruda

Un tribunale ordina di riaprire le indagini sulla morte di Neruda

Il poeta morì alcuni giorni dopo il golpe nel 1973

SANTIAGO DEL CILE, 20 febbraio 2024, 17:03

Redazione ANSA

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Pablo Neruda - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pablo Neruda -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Pablo Neruda - RIPRODUZIONE RISERVATA

    Un tribunale cileno ha deciso oggi la riapertura delle indagini sulla morte del poeta cileno Pablo Neruda. Lo ha reso noto Radio Cooperativa. Nel dicembre scorso la giudice cilena Paola Plaza aveva chiuso il caso riguardante la morte di Neruda dopo aver respinto le richieste di parte del Partito comunista (Pc) e dei famigliari del Premio Nobel della Letteratura per una riapertura delle indagini al fine di verificare se vi fossero responsabili del decesso avvenuto alcuni giorni dopo il golpe nel 1973. 

   Plaza definì "irrilevanti" le ragioni con cui le parti chiedevano ulteriori indagini e assicurato che "lo Stato ha utilizzato per scoprire la verità  tutte le risorse disponibili, compreso l'intervento di esperti nazionali e stranieri e l'uso di tecnologie senza precedenti nelle indagini penali, oltre
all'ottenimento di testimonianze, vari tipi di perizie, ricerca di documenti e rapporti di polizia".

   In rappresentanza dei nipoti di Neruda l'avvocato Magaly Reyes, la giudice aveva chiesto di ripristinare il caso per tre ragioni principali: il certificato di morte, che "registra una causa di morte inesistente, ovvero la 'cachessia tumorale'"; la storia dell'ex autista del poeta, Manuel Araya, che dichiarò  di sospettare un omicidio, e le dichiarazioni inconcludenti degli allora funzionari della Clinica Santa Maria, dove morì  il 23
settembre 1973.

   Araya, con Manuel Luna, avvocato del Pc, aveva chiesto di effettuare una meta-perizia "che permetta di interpretare correttamente i risultati della perizia svolta per questo caso da scienziati delle Università di McMaster e di Copenaghen".

   Neruda morì  un giorno prima di recarsi in Messico, dove accettò  di andare in esilio con la moglie Matilde Urrutia. Il poeta era stato ricoverato alla Clinica Santa Maria di Santiago - più per ragioni di sicurezza che per il cancro alla prostata che lo affliggeva - dopo che la sua casa era stata brutalmente perquisita dai militari.

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