"Uno scompenso cardiaco. È stato molto repentino, Sono devastato, una perdita tremenda". Chema Prado, suo compagno negli ultimi 40 anni, piange Marisa Paredes, grande interprete e musa del regista Pedro Almodovar, morta all'improvviso a 78 anni. La notizia della scomparsa era stata annunciata dall'Accademia del Cinema spagnolo, di cui Paredes è stata presidente.
"È stato come risvegliarsi in un brutto sogno", ha dichiarato Almodovar. "È come se la morte avesse giocato sporco, dettando le regole dell'esistenza", ha aggiunto il regista della Mancia. "Tutto quello che Marisa ha fatto lo ha fatto meravigliosamente, perché era superdotata. Aveva come un'aurea eterna". Premio Nazionale di Cinematografia nel 1996, Medaglia d'Oro al Merito nelle belle Arti nel 2007 e premio Goya d'onore alla carriera nel 2018, Marisa Paredes aveva alle spalle una traiettoria lunga sei decenni, 75 film e innumerevoli opere teatrali. Un viaggio cominciato nella portineria nella madrilena Plaza Santa Ana, accanto al Teatro Espanol, che aveva alimentato i suoi sogni da bambina. E dove sarà allestita domani alle 10 la sua camera ardente per l'ultimo applauso pubblico.
A 14 anni il precoce debutto nel film 'Esta noche tampoco', diretta dal regista José Osuma, e un anno dopo quello nel teatro. Paredes si formò alla Scuola di Arte Drammatica della capitale e durante gli anni Sessanta e Settanta interpretò innumerevoli opere proposte da 'Estudio 1' dalla Tve, dai classici spagnoli di Calderon de la Barca o Tirso de Molina, a quelli di Molière e Oscar Wilde, ai drammi di Ibsen, Cechov, Dostoevskij che l'attrice interpretava con quella che chiamava la sua "anima russa, profonda".
Ma fu solo 20 anni dopo che arrivò il successo sul grande schermo, grazie a 'Opera prima' di Fernando Trueba, nel 1980. Tenne poi a battesimo anche altre opere prime di registi come Augustì Villalonga ('Tras el Cristal'), che diventerà per lei fondamentale.
Negli anni Ottanta e Novanta la sua epoca d'oro nel cinema spagnolo, come 'chica' del regista di 'La stanza accanto', interprete dei primi film divenuti classici, come 'Tacchi a spillo' o 'Il fiore del mio segreto' e, poi, nelle vesti di Huma Rojo in 'Tutto su mia madre' o di Marilla ne 'La pelle che abito'. La sua capacità di adattarsi a ruoli più drammatici o comici, hanno reso Paredes unica, capace sempre di emozionare il pubblico. La sua collaborazione con Almodovar le aprì le porte al cinema internazionale, con 'La vita è bella' di Roberto Benigni, in 'El espinazo del diablo' di Guillermo del Toro o in 'Profundo Cremesì' di Arturo Ripstein. O anche ai film di registi come Cristina Comencini, Maria Sole Tognazzi, Amos Gitai, Philipe Lloret, Alain Tanner o Manoel de Oliveira.
Decisivo sulle scene il sodalizio con il regista Lluis Pasqual, con il quale stava preparando il suo ritorno a gennaio in teatro con l'opera 'Cargada de futuro', Carica di futuro, che suona ora a uno scherzo del destino. Due giorni fa era stata alla prima di 'Luci di Boemia' interpretata dalla figlia Maria Isasi, a sua volta attrice, che nel 2018 le consegnò il premio Goya alla carriera, assieme al regista Villalonga. Marisa Paredes lascia un'impronta indelebile anche per il suo rigore e impegno politico e sociale.
Il premier Pedro Sanchez ricorda la sua "voce molto influente e impegnata nel suo mestiere, nell'arte e in molte cause sociali' e la "donna dal carisma travolgente". Al cordoglio per la scomparsa partecipa anche Penelope Cruz: "Mia amata Marisa... Ci lasci troppo presto. Ti voglio bene. Buon viaggio", ha scritto su Instagram. Antonio Banderas con un messaggio su X rende omaggio a "un'icona" del cinema e della scena spagnola. "Muore una leggenda, una presenza immortale del cinema spagnolo e oltre le sue frontiere", il messaggio postato dal regista Juan Antonio Bayoma, che aveva diretto l'attrice nei film 'La sociedad de la nieve' e 'Lo imposible'.
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